Medicina e letteratura: un’antologia




Se mi garantite la pelle
– Parlate, signori miei! – esclamò allora il pover’uomo pallido come un morto. – Sono io il malato, infine! Voglio sapere a che punto sono.
Il Muscio abbozzò un sorriso che lo fece più brutto. E don Vincenzo Capra, in bel modo, cominciò a spiegare la diagnosi della malattia: Pylori cancer, il pyrosis dei greci. Non s’avevano ancora indizii d’ulcerazione; l’adesione stessa del tumore agli organi essenziali non era certa; ma la degenerescenza dei tessuti accusavasi già per diversi sintomi patologici. Don Gesualdo, dopo avere ascoltato attentamente, riprese:
– Tutto questo va benone. Però ditemi se potete guarirmi, vossignoria. Senza interesse… pagandovi secondo il vostro merito…
Capra ammutolì da prima e si strinse nelle spalle.
– Eh, eh… guarire… certo… siamo qui per cercar di guarirvi… – Il Muscio, più brutale, spifferò chiaro e tondo il solo rimedio che si potesse tentare: l’estirpazione del tumore, un bel caso, un’operazione chirurgica che avrebbe fatto onore a chiunque. Dimostrava il modo e la maniera, accalorandosi nella proposta, accompagnando la parola coi gesti, fiutando già il sangue cogli occhi accesi nel faccione che gli s’imporporava tutto, quasi stesse per rimboccarsi le maniche e incominciare; tanto che il paziente spalancava gli occhi e la bocca, e tiravasi indietro per istinto; e le donne, atterrite, scapparono a gemere e a singhiozzare.
– Madonna del Pericolo! – cominciò a strillare Speranza. – Vogliono ammazzarmi il fratello… squartarlo vivo come un maiale!
– Chetatevi! – balbettò lui passandosi un lembo del lenzuolo sulla faccia che grondava goccioloni. Gli altri medici tacevano e approvavano più o meno la proposta del dottor Muscio per cortesia. Don Gesualdo, visto che nessuno fiatava, ripigliò a dire:
– Chetatevi!… Si tratta della mia pelle… devo dir la mia anch’io… Signori miei… sono un uomo… Non sono un ragazzo… Se dite ch’è necessaria… questa operazione… Se dite che è necessaria… Sissignore… si farà… Però, lasciatemi dir la mia…
– È giusto. Parlate.
– Ecco… Una cosa sola.. Voglio sapere prima se mi garantite la pelle… Siamo galantuomini… Mi fido di voi… Non è un negozio da farsi a occhi chiusi. Voglio vederci chiaro nel mio affare…
– Che discorsi son questi! – interruppe il Muscio, dimenandosi sulla seggiola. – Io fo il chirurgo, amico mio. Io fo il mio mestiere, e non m’impiccio a far scommesse da ciarlatano! Credete di trattare col Zanni, alla fiera?
– Allora non ne facciamo nulla, – rispose don Gesualdo. E gli voltò le spalle. – Andate là, Bomma, che m’avete dato un bel consiglio!

Da: Mastro Don Gesualdo,
di Giovanni Verga.
Mondadori, Milano 1946,
pagg. 312-315