L’orologio sul comodino


Accudire con durezza. Volere il bene dei malati, ma trattarli cosi rudemente da nasconderlo, era parte della missione del Canadian Red Cross Memorial Hospital sin dalla sua fondazione. Quei capannoni erano impregnati da anni e anni di cure dure. La stessa Nancy Astor, padrona di Cliveden, era stata molto presente nel primo periodo dell’ospedale, durante la Prima guerra mondiale. La sua specialità era trattare im­pietosamente quelli che, avendo subito ferite o danni gravissimi, non potevano essere incoraggiati coi soliti mezzi. Erano sulla soglia della morte. Al che lei non faceva che tenere loro la porta aperta e inchinarsi con aria sarcastica, nella speranza di umiliarli. Dopo di voi. Secondo lei era un modo per «stimolarli».

È possibile che le infermiere avessero delle riserve riguardo al suo metodo, che si discostava in maniera piuttosto marcata dai principi della Nightingale. Se così era, comunque, difficilmente le avrebbero detto qualcosa. Non solo Nancy Astor era la padrona di casa, ma era anche la loro datrice di lavoro. Nancy e il marito Waldorf pagavano gli stipendi degli ufficiali medici, delle infermiere e degli inservienti. Dovevano tenersela sul groppone, quella Superiora laica che si rianimava davanti ai moribondi.

Uno dei numeri fissi del suo repertorio era sganciarsi l’orologio e posarlo sul comodino del paziente. – Scommetto quest’orologio, – diceva – che domani a quest’ora sarai morto. Si vede che hai gettato la spugna. Lo lascio qui con te per il momento, è un bell’oggettino. Non so se hai fame, probabilmente no. Comunque, dicono che un condannato ha diritto a un ultimo pasto, quindi ordina quello che più ti piace dalla cucina. Mi assicurerò che ti sia servito. E domani a quest’ora tornerò a prendermi l’orologio.

Aveva uno stile più duro della Heel, un metodo più paradossale.
Invece di negare il permesso di morire, lei lo dava a piene mani, per spingere il moribondo a sfidarla.
Perse la scommessa e quel particolare orologio, ma mi do­mando se ci furono scommesse che invece vinse e di cui non si sente parlare, mutilati che non furono stimolati dal metodo Nancy Astor.


Da: Vita e opinioni di John Cromer,
di Adam Mars-Jones.
Traduzione di Adelaide Cioni.
Einaudi, Torino 2009.
Pagg. 323-324.