C’è una terapia

Improvvisamente la dottoressa Farquad, che non vediamo da ore, entra nella stanza. «Mi hanno detto che c’è un piccolo problema con il test di coagulazione.» Prende una sedia e si siede di fronte a noi.



«La conta ematica completa di Kate presenta qualche anomalia. Il numero dei globuli bianchi è molto basso: 1,3. L’emoglobina è 7,5, l’ematocrito 18,4, le piastrine sono 81,000 e i neutrofili 0,6. Numeri come questi a volte indicano una malattia autoimmunitaria. Ma Kate ha anche il 12% di promielociti e il 5% di blasti, il che fa pensare a una sindrome leucemica.»
«Leucemica» ripeto. È una parola liquida, viscida come il bianco dell’uovo. La dottoressa Farquad annuisce. «La leucemia è un cancro del sangue.» Brian si limita a fissarla, gli occhi sbarrati. «Che cosa significa?»
«Immaginate il midollo osseo come un centro di assistenza pediatrica per le cellule in fase di evoluzione. Quando il corpo è in buona salute produce cellule ematiche che rimangono nelmidollo fino a quando sono abbastanzamature da uscire a combattere le malattie o i coaguli di sangue, o a portare ossigeno, o a compiere qualsiasi altra funzione di loro pertinenza. In una persona malata di leucemia, le porte del centro di assistenza pediatrica si aprono troppo presto. Le cellule ematiche non ancora mature cominciano a circolare, incapaci di svolgere le loro funzioni. Non è sempre strano vedere promielociti in un esame emocitometrico completo,ma, osservando quelli di Kate al microscopio, abbiamo notato alcune anomalie. » Mentre parla ci guarda entrambi, a turno. «Per avere la conferma di questa situazione devo procedere a un prelievo di midollo spinale, ma sembra che Kate abbia una leucemia acuta promielocitica.» La mia lingua è paralizzata dal peso della domanda che, un istante dopo, Brian costringe a uscire dalla propria gola: «Sta per... sta per morire? »
Vorrei scuotere la dottoressa Farquad. Vorrei dirle che preleverò io stessa il sangue per il test di coagulazione dalle braccia di Kate se questo la indurrà a ritrattare quello che ha appena detto. «La LAP è un sottogruppo molto raro di leucemia mieloide. Viene diagnosticata soltanto a 1200 persone all’anno. Le probabilità di sopravvivenza per i pazienti affetti da LAP sono pari al venti o al trenta per cento, se la terapia viene iniziata immediatamente.» Spingo quelle cifre fuori dallamia testa e affondo i denti nel resto della frase. «C’è una terapia», ripeto.

Da: La custode di mia sorella,
di Jodi Picoult.
Traduzione di Lucia Corradini Caspani.
Rizzoli, Milano 2009.
Pagg. 38-39