Medicina e letteratura: un’antologia



Ho Un Figlio Stronzo, Anzi Due!

… perché so e ti dico che tuo fratello prenderà in mano la situazione e vi recapiterà a casa un tassativo, sorprendente, giovanissimo infermiere russo di nome Vadim, che tuo padre accetterà senza fiatare come sapesse da sempre che faceva parte del suo destino, e che si installerà nella camerina che fu del nonno, dove dormirà di giorno per essere in grado di assistere tuo padre di notte, anche se non ci sarà il tempo di capire se sia veramente così bravo come sostenuto da tuo fratello giacché tuo padre si aggraverà all’improvviso, e all’improvviso tutto accelererà, e Benenato aumenterà il dosaggio di morfina solfato fino a ottenere una specie di coma farmacologico ... e soprattutto capirai che quella sarà la fine, anche se tuo padre riuscirà a beffarlo per un’ultima volta allorché, pur così inarrivabilmente – secondo i protocolli – sedato, egli si risveglierà, proprio così, e ridiventerà senziente per dire addio a tuo fratello, fatto tornare urgentemente su da Roma, ... e farsi tenere la mano anche da lui e dirgli addio bisbigliandogli all’orecchio qualcosa che tu non sentirai, Alessandro, e che non saprai mai, e sarà il loro segreto, così come la storia di Frank Lloyd Wright sarà il vostro, in questo confermando è proprio il caso di dire fino alla morte la sua leggendaria imparzialità, quello strenuo, scientifico suo sforzo di non fare mai differenze tra i figli il cui motto potrebbe essere l’indimenticabile «Ho Un Figlio Stronzo, Anzi Due!», gridato durante una lite con te, in barca, alla ruota nel golfo di Lipari, tuo fratello essendo del tutto estraneo alla diatriba, imparzialità che non capirete mai fino in fondo quanto sia stata essenziale per fare di voi fratelli due uomini equilibrati, cavalcando la quale vostro padre si accommiaterà per sempre da questo mondo, abbandonandosi al sonno cavernoso e irreversibile previsto dal protocollo di Benenato, e a quel punto sarà davvero questione di ore, di poche ore, poiché io so che tuo padre rimarrà in quella condizione di leone sedato fino al cuore della notte, quando tu starai dormendo nel tuo letto, tuo fratello nel suo, e Vadim, secondo la sua stessa versione, sarà andato cinque minuti in cucina a bere una tazza di caffè, e in un solenne solitario istante smetterà di respirare, e tu verrai svegliato dalla telefonata di tuo fratello, e saranno le tre e mezza del mattino, e ti vestirai e andrai a casa di tuo padre e lo troverai morto, e Vadim starà piangendo, starà letteralmente singhiozzando, e vorrà irragionevolmente andarsene subito, anche se tu gli dirai che a quell’ora non ci sono treni, anche a costo di non farsi pagare i pochi giorni di lavoro perché né tu né tuo fratello avrete i contanti per pagarlo, e insomma questo Vadim avrà un crollo nervoso, e poiché so chi sei e conosco l’animo tuo ti dico che correrai a uno sportello bancomat per lui, correrai a ritirare i contanti per pagarlo e permettergli di fuggire nella notte, e mentre sarai lì a ritirare le banconote dalla bocca della macchinetta ti sentirai solo, e stanco, e abbandonato, e orfano, e l’alba sarà ancora lontana, e alzerai gli occhi al cielo, e il cielo sarà nero come un sacco di crine.

Da: Profezia,
di Sandro Veronesi.
Ed. speciale per Corriere della Sera,
© 2011 RCS Quotidiani SpA, Milano.
Pagg. 54-59.