In questo numero


I medici dovrebbero guidare il movimento per arrestare la terribile deriva del cambiamento climatico. Il titolo del post di Mike Knapton e Tom Pierce uscito sul blog del BMJ ad aprile del 2012 aveva tutta l’aria di aprire l’ennesima enunciazione di principi, altamente condivisibile ma poco concreta. Al contrario, gli argomenti dei due autori – uno dei quali esponente autorevole della British Heart Foundation – erano convincenti e basati sui fatti: «A lower carbon-based economy will have higher levels of physical activity, less reliance on a red processed meat diet, and more reliance on a higher fruit and vegetable based diet. This all leads to decreased carbon emissions, better global land use, and higher levels of health in the population - notably better cardiovascular health». Cosa è stato fatto negli ultimi due anni? Con i governi concentrati sulla risposta alla difficile contingenza economica, era difficile aspettarsi un approccio pragmatico alla crisi ambientale e così le uniche azioni concrete alle quali abbiamo assistito sono state i salvataggi delle persone sui tetti delle case circondate dalle inondazioni o il recupero dei corpi travolti dai torrenti in piena: tra il 1960 e il dicembre del 2012, 753 italiani sono morti per alluvioni e 3.421 a causa di frane. Questi dati dell’Istituto per la ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche sono tra i pochi di cui dispone il nostro Paese e questa assenza di elementi parla da sola: è questa la ragione per la quale le cifre presentate In questi numeri – che integrano l’Editoriale di Paola Michelozzi e Francesca de’ Donato a pag. 48 – si riferiscono alla Gran Bretagna, appena scossa da una terribile serie di eventi climatici gravi, e non all’Italia.
La medicina è una scienza sociale e la politica non è altro che la medicina su vasta scala: le parole di Rudolf Virchow sono più che mai attuali e la sostenibilità dello sviluppo non è altro che il  prendere decisioni che affrontino i problemi di oggi senza compromettere la capacità delle generazioni che seguiranno di soddisfare le loro aspirazioni e necessità. Le politiche sociali, economiche e sanitarie dovrebbero affrontare con urgenza la questione del cambiamento climatico, come anche la sempre più preoccupante tendenza a medicalizzare la vita quotidiana, alimentando irrealizzabili aspettative da parte di pazienti e familiari o, come racconta Michele Serra nel libro “Gli sdraiati”, distribuendo nella popolazione diagnosi di mali variamente assortiti  (pag. 88). Nell’Editoriale di Francesco Nonino e Nicola Magrini (pag. 51) colpisce il richiamo alla convinzione di Allen Frances, curatore dimissionario del Diagnostic and Statistical Manual della American Psychiatric Association, convinto che alla base delle distorsioni presenti nell’opera non ci siano conflitti di interesse economico ma culturale: ancora più insidiosi e più difficili da superare.


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