In ricordo di Lisa Schwartz
(30 giugno 1963 - 29 novembre 2018)

Nei quartieri delle grandi città si moltiplicano gli “ospedali in piazza”. Medici di case di cura e ospedali privati visitano i cittadini ed effettuano prestazioni specialistiche gratuite con lo scopo di promuovere l’importanza della prevenzione in tema di tutela della salute.

Jean-Claude Polack e Giulio A. Maccacaro la chiamavano “medicina del capitale”. Quella che promuoveva la medicina predittiva “gabbandola” per medicina preventiva. Scriveva Maccacaro nella prefazione al libro di Polack: «La diagnosi precoce, il check-up, gli screening di laboratorio, i test multifasici (che roba erano?): tutte queste cose che vengono assordantemente propagandate e reclamizzate, ora anche alla classe lavoratrice, dall’unisonante battage della medicina e dell’industria, sono assolutamente inefficaci e inopportune per la tutela della salute. […]. La loro reale funzione è quella di tranquillante sociale»1.

Dispiace ancora di più che accadano questi “eventi” mentre si viene a sapere della morte di Lisa Schwartz, medico internista che per anni ha diretto il Center for medicine and the media del Darmouth institute. I  principali temi di ricerca di Lisa e del suo compagno, Steven Woloshin, riguardavano (e continuano a riguardare) la presenza della medicina nei media, la comunicazione efficace del rischio, le informazioni sui farmaci da prescrizione, ma forse soprattutto la sovradiagnosi e il marketing della medicina. Il lavoro di Lisa Schwartz è stato fondamentale anche per precisare il ruolo del calcolo matematico nella determinazione del rischio di salute. Lei e Woloshin hanno inventato le “drug facts box”, i riassunti su rischi e benefici dei medicinali, come risultano dagli studi clinici, rivolgendosi sempre ai cittadini. «She leaves behind a powerful body of work & sphere of influence», ha scritto Hilda Bastian nel ricordarla.

Difficile pensare a una persona più cortese. Anzi, persone più cortesi di Lisa e Steven. Cortesi e sempre comunque pronti a rendere disponibili i propri materiali per qualsiasi attività di sensibilizzazione o di comunicazione. “Prendi le cose che ti servono e usale”, era sempre la sua risposta. Aggiungendo – ma aveva tutta la comprensione possibile – l’immancabile “Basta che non mi chiedi di fare di più”. Cosa che sarebbe stato comunque difficile immaginare. Nel loro libro Know your chances2 e nei tanti studi svolti con Gilbert Welch c’era già tutto. «A positive and powerful contribution to careful care», ha scritto Victor Montori.

Lisa Schwartz è stata un esempio di come si possano comunicare la scienza, la medicina e la salute in modo garbato, coinvolgente e inclusivo.




Bibliografia

1. Polack J-C. La medicina del capitale. Milano: Feltrinelli, 1972.

2. Woloshin S, Schwartz L. Know your chances: understanding Health Statistics. Berkeley, CA: Univeristy of California Press, 2008.