Profumo di vita, puzzo di morte

Questo pomeriggio, per esempio, stavo pensando che l’ospedale è il luogo dove iniziano un sacco di vite, la maggior parte delle vite, e dove finiscono un sacco di vite, la maggior parte delle vite. In ospedale si viene a nascere e si viene a morire. Qui l’aria profuma di Vita ma puzza di Morte. Il quinto piano è popolato di bebè che sgambettano placidamente dentro la culla: la pelle rossa e morbida, le corde vocali che scoppiano per il troppo urlare, i denti che mancano ma spunteranno presto, gli occhioni che non sono ancora né blu né castani né verdi ma che lacrimano e sorridono e luccicano come gioielli. Tutta la vita davanti.
Il piano seminterrato invece è stipato di cadaveri che giacciono macabri e immobili dentro la bara: la pelle grigiastra ed esangue, i denti o la dentiera di resina, gli occhioni blu o castani o verdi che non lacrimeranno più, non sorrideranno più, non luccicheranno più. In entrambi i piani, ogni giorno vengono versati litri di lacrime per la commozione.



Ma la parte più interessante dell’ospedale non è di certo questa. La parte più interessante infatti è quella che sta nel mezzo. E nel mezzo, dal quarto al primo piano, cosa c’è, chi c’è?
Innanzitutto, ci sono quelli come me e come Gaspare, come Dania, Matilde, Enea, pino, o come la signora della camera 112: quelli che non sono né vivi né morti. Non sono morti perché riflettono ancora, temono ancora, sperano ancora, tossiscono ancora; non sono vivi perché sono inseguiti dalla morte che prendendoli per mano li trascina o verrebbe trascinarli verso il seminterrato. L’invisibile ma sempre presente donna con il mantello scuro e la falce affilata, pronta a insinuarsi nel cuore che si blocca e non riparte più, nel polmone che si inceppa e non respira più, nel cervello che si incanta e non pensa più.
Perché purtroppo è così, e bando alle illusioni: il cuore si può bloccare. Il polmone si può inceppare. Il cervello si può incantare. E se tutto ciò accade, se insomma il tuo corpo ti imbroglia, ti inganna, ti tradisce, allora è qui che devi venire.
In ospedale. Questo è l’unico posto dove un bravo esorcista, un bravo medico, può disinfestare il tuo corpo, curarti. Tenerti in vita ancora un po’ di tempo. Nel migliore dei casi, guarirti.


Da: La formula chimica del dolore,
di Giacomo Cardaci.
Mondadori, Milano 2010.
Pagine 17 e 18.