I pazienti oncologici in terapia con oppioidi a causa del dolore possono presentare diversi effetti collaterali tra cui la depressione respiratoria (nell’1% dei casi circa), il prurito (fino al 10% dei casi), la nausea (nel 25-32% dei casi), la sedazione (nel 20-60% dei casi); ma l’effetto collaterale maggiore (fino nel 95% dei casi) che si può presentare è costituito dalla stipsi. La cosiddetta “costipazione indotta da oppioidi” (CIO) può svilupparsi all’inizio della terapia con oppioidi e può durare finché se ne prosegue l’utilizzo. La CIO è un vero e proprio cambiamento nelle abitudini intestinali che si presenta quando si inizia il trattamento con gli oppioidi; si evidenzia con ridotta frequenza degli episodi di defecazione, uno sviluppo o peggioramento dello sforzo alla defecazione, una sensazione di svuotamento incompleto e una percezione da parte del paziente di vivere in modo stressante l’atto della defecazione. Anche a causa di ciò la CIO può indurre i pazienti a ridurre la dose di oppioidi abitualmente utilizzati causando un’inadeguata gestione del dolore. La terapia continuativa con oppiacei per una durata di almeno due settimane e una resistenza al trattamento della stipsi con lassativi ad azione osmotica per più di tre giorni in pazienti con malattia in stato terminale (Nota 90 AIFA) consentono la prescrizione del naloxegol, un derivato PEGilato del naloxone. Il naloxegol appartiene alla famiglia dei PAMORA (antagonisti dei recettori oppioidi mu ad azione periferica), che in genere non attraversa la barriera ematoencefalica e quindi non interferisce con l’efficacia analgesica mediata dal sistema nervoso centrale. Il caso clinico riportato tende a dimostrare come l’utilizzo del farmaco in esame (naloxegol) risolva il problema della CIO in una paziente oncologica migliorando la qualità della vita della stessa.