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“Ogni volta che qualcuno mi parla del tempo, sono quasi sicuro voglia dirmi qualcos’altro. E la cosa mi rende nervoso”. Con buona pace di Oscar Wilde, in queste pagine di Recenti Progressi parliamo del tempo. Non di quello atmosferico, ma di nuvole, tuoni e lampi che si addensano sul nostro orologio. E parlando del tempo, vogliamo davvero parlare di qualcos’altro: della vulnerabilità di un sistema sanitario che ancora non è riuscito a darsi un’organizzazione capace di liberare almeno parte del tempo dei propri medici, infermieri, farmacisti o dirigenti. Ad ogni livello, questo si traduce nella difficoltà di prendere decisioni ponderate, di tornare a esercitare il ragionamento clinico indispensabile nella gestione della complessità di casi in cui le comorbilità si innestano su fragilità irriducibili.
La mancanza di tempo è dunque il filo rosso che lega i contributi che seguono, alcuni dei quali sono stati preparati per essere discussi il 18 ottobre ad un convegno sul Knowledge Management organizzato dalla Ripartizione Sanità della Provincia Autonoma di Bolzano. Uno strumento come il DECIDE può essere una risposta pragmatica alla esigenza di disporre di informazioni sintetiche e affidabili per fare scelte informate? Una più trasparente produzione di linee-guida può restituire fiducia in documenti che hanno in parte perduto la propria autorevolezza? Il supporto dell’industria farmaceutica può essere una delle soluzioni al problema dei bisogni informativi inevasi di medici o farmacisti ospedalieri? Una diversa programmazione dei percorsi di Health Technology Assessment – che coinvolga i documentalisti nella raccolta e valutazione delle prove – può portare a report di HTA più completi e fruibili? Essendo la scarsezza di tempo un problema “di sistema” – vissuto cioè a livello di azienda sanitaria o di unità operativa – non è ragionevole aspettarsi che risposte individuali possano essere una soluzione: è il sistema stesso che, dandosi una diversa organizzazione e differenti percorsi formativi e assistenziali, dovrebbe attrezzarsi per mettere tutte le équipe nella condizione di “poter ragionare”. Per questo le biblioteche devono tornare a giocare un ruolo centrale: biblioteche accessibili dallo smart­phone ma anche pensate come spazio fisico e virtuale di dialogo e di confronto.


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