Medicina e letteratura: un’antologia




Il dolore dell’aragosta
La corteccia cerebrale umana è la parte del cervello che gestisce facoltà più elevate, come la ragione, la coscienza metafisica, il linguaggio eccetera. È noto che la ricezione del dolore fa parte di un sistema molto più antico e primitivo di nocicettori e prostaglandine che sono controllate da tronco cerebrale e talamo. È vero d’altronde che la corteccia cerebrale è coinvolta in quello che viene chiamato a seconda dei casi sofferenza, disagio o esperienza emotiva di dolore – cioè, il percepire stimoli dolorosi come sgradevoli, molto sgradevoli, insostenibili, e cosi via.
Prima di procedere oltre, riconosciamo che il problema del se e come diversi tipi di animali provino dolore, e del se e perché possa essere giustificabile infliggere loro dolore al fine di mangiarli, si rivela estremamente complesso e difficile. E la neuroanatomia comparativa è solo una parte del problema. Dal momento che il dolore è un’esperienza mentale totalmente soggettiva, non abbiamo accesso diretto al dolore di niente e nessuno a parte il nostro; e persino i principî grazie ai quali possiamo dedurre che altri esseri umani provano dolore e hanno un interesse legittimo a non provarne chiamano in causa filosofia di quella pesa: metafisica, epistemologia, teoria dei valori, etica. Che persino i mammiferi non-umani più evoluti non possano usare il linguaggio per comunicarci la loro esperienza mentale soggettiva è soltanto il primo strato di una serie di ulteriori complicazioni nel tentativo di estendere i nostri ragionamenti sul dolore e la moralità agli animali. E tutto diventa progressivamente più astratto e intricato via via che passiamo dai mammiferi superiori ai bovini e i suini e i cani e i gatti e i roditori, poi agli uccelli e ai pesci e infine agli invertebrati come le aragoste.
[…] Dopotutto esiste una differenza fra 1) il dolore come evento puramente neurologico e 2) la sofferenza vera e propria, che sembra coinvolgere in modo cruciale una componente emotiva, una cognizione del dolore come sgradevole, come qualcosa da temere/sgradire/evitare.

Da: Considera l’aragosta
di David Foster Wallace
Torino: Einaudi, 2006