Attuali metodologie per la determinazione della durata del trattamento anticoagulante

Gualtiero Palareti

Riassunto. Riassunto. Lo scopo del trattamento a lungo termine dopo una prima tromboembolia venosa (TEV) consiste nel prevenire le recidive e limitare la sindrome post-trombotica. La durata ottimale della terapia anticoagulante orale (TAO) dopo una prima TEV è ancora controversa. I pazienti possono essere suddivisi in diverse categorie di rischio di recidiva sulla base di criteri clinici dell’evento indice. Pazienti con TEV dovuta ad un fattore di rischio transitorio hanno un basso rischio di recidiva e per costoro è indicato un breve periodo di TAO (3 mesi). Pazienti con un evento idiopatico o con alterazioni trombofiliche sono candidati ad una TAO più prolungata. Pazienti con cancro, sindrome da anticorpi antifosfolipidi,
recidive di eventi idiopatici, deficit di antitrombina, omozigosi o doppia eterozigosi per Fattore V Leiden o mutazione della protrombina sono candidati ad una anticoagulazione
a lungo termine. Più recentemente, alcuni studi hanno segnalato che altri
fattori, quali i livelli di D-dimeri dopo la sospensione della TAO o la persistenza di
residuo trombotico venoso, sono predittivi del rischio di recidiva. Il recente studio collaborativo italiano PROLONG, prospettico e randomizzato, ha dimostrato che pazienti con un precedente episodio idiopatico di TEV, trattati per almeno tre mesi, che abbiano livelli alterati di D-dimeri dopo un mese dalla sospensione della TAO, hanno un’importante incidenza di recidive trombotiche, incidenza che si riduce con la ripresa della TAO. D’altra parte, la condotta ottimale della TAO nei pazienti con D-dimeri normali, il cui rischio di recidiva è molto inferiore, non è ancora ben stabilita.

Parole chiave: Anticoagulazione; D-dimeri; Trattamento anticoagulante, durata; Tromboembolia venosa