“Breve storia della medicina”

di Stefano Cagliano




«Se il discorso coinvolgeva l’opera o la vita di Montaigne, avreste voluto che continuasse per giorni» si diceva di lui nell’articolo “Starobinski, il critico affabulatore che amava Torquato Tasso”1. Il futuro ci consegnerà uno Jean Starobinski da ricordare per i suoi contributi alla critica letteraria. Sì, perché questo ebreo polacco vissuto tra il 1920 e il 2019 fu in prevalenza uomo di lettere e di storia, insegnò letteratura francese alla Johns Hopkins University di Baltimora, a Basilea e a Ginevra. Si occupò anche di storia della medicina, però. «Senza dubbio […] è stato, durante tutto il corso della sua vita, e ad ogni livello, più che vicino alla medicina – scrive Vincent Barras nelle prime pagine del volume – e i suoi titoli in questo ambito sono tutt’altro che modesti».

Ecco perché ha senso leggere queste pagine pubblicate da Raffaello Cortina Editore. Sono il film della nascita e dello sviluppo della medicina. La qualità della stesura è solo il primo di una serie di meriti: impianto, originalità, capacità di sintesi, apporti culturali. Il lettore viaggia dall’inizio della medicina arcaica all’esplosione di quella greca e medioevale sino al Rinascimento. Seguono i capitoli dedicati al XIX secolo: la clinica e la fisiologia e al XIX: la specializzazione. Infine, il Bilancio provvisorio del XX. Nota ancora Barras, l’operazione originale è stato «abbracciare un arco di tempo della medicina (occidentale) che va dall’antichità all’epoca contemporanea, adottare una divisione in capitoli corrispondenti a una periodizzazione classica […] e basata su concetti ereditati dalla storia tradizionale». Questo il quadro del volume.

Il primo capitolo è centrato sull’inizio antropologico e sulle condizioni primitive. Se l’uomo primitivo viveva nella paura, con le civiltà egizie, cinesi e giapponesi «al seguito dei principi e dei notabili s’imponeva la presenza di un medico provetto tanto da vigilare sulla salute dei singoli […]»2.

Ippocrate compare nel secondo capitolo: «Il medico ippocratico cerca segni anche operando alcune manovre: ausculta gli sfregamenti pleurici e la succussione del torace». Signori, è la nascita della medicina, della visita medica. «La preoccupazione principale del medico ippocratico era prevedere l’evoluzione del male […]. La prognosi ha un ruolo importante in questa medicina». È un problema di cui ci siamo forse dimenticati.

Il terzo capitolo riassume i progressi compiuti in ambito anatomico, chimico, funzionale e infettivo. «Non si ripeterà mai abbastanza – scrive l’autore – quanto il progresso della medicina sia dipeso dallo sviluppo delle scienza della natura […]». Nel capitolo successivo, entrano in campo “le squadre speciali” della medicina. Le ragioni sono da cercare da un lato nello sviluppo industriale in città e nei borghi inadatti a riceverlo, dall’altro nelle «condizioni sanitarie deprecabili caratteristiche delle epoche della rivoluzione industriale». Per fortuna compaiono Théophile Laennec (e i suoi rumori), Josef Škoda (e la sua percussione), Louis Pasteur e Claude Bernard («per il quale l’ospedale non era altro che il vestibolo della medicina scientifica di cui il tempio era invece il laboratorio»). E tanti altri. «A partire dalla fine del XIX secolo, il medico praticante tende a diventare una sorta di intermediario tra i tecnici di laboratorio e il paziente». Il tecnico di laboratorio verrà sostituito con il radiologo, cosa che accadrà anche in seguito, per esempio con l’intelligenza artificiale3.

Pubblicata per la prima volta a Losanna nel 1963, l’“Histoire de la médecine” è uno dei volumi di una sorta di enciclopedia popolare. Il libro, in un certo senso, è “lo Starobinski dei non lettori di Starobinski”: «Non sono uno specialista in nulla – si giustificava l’autore – o meglio cerco di essere uno specialista nel non specialismo, nell’allargare il contesto verso la letteratura, verso campi diversi dalla conoscenza medica, verso il panorama di sfondo offerto dal passato». Onore al merito, però, un testo salutare. Sì, è vero che “la storia” rappresenta un elemento fondamentale per una reciproca comprensione medico-malato, ma conoscere meglio la storia della medicina aiuta a capire se e quanto stiamo facendo è corretto o può suggerire se c’è qualcosa di “malato”.

Bibliografia

1. Torno A. Starobinski, il critico affabulatore che amava Torquato Tasso. Il Sole24Ore, 7 marzo 2019.

2. Cosmacini G. L’arte lunga. Roma: Gius. Laterza & Figli, 1997, p. 25.

3. Santoro E. Intelligenza artificiale: siamo pronti? Recenti Prog Med 2023; 114: 142.