“And finally. Matters of life and death”




Tutto nasce da una cattiva notizia: a Henry Marsh – uno dei neurochirurghi più conosciuti del Regno Unito, anche per la notorietà raggiunta con la pubblicazione di un libro memorabile come Primo, non nuocere1 – viene diagnosticato quello che alla fine si rivelerà un cancro alla prostata incurabile. Le sue reazioni, l’improvvisa necessità di assumere il ruolo di paziente, gli alti e bassi legati agli esami, alle cure e alla remissione sono descritti alla perfezione e impreziositi da un tipico humor britannico. «Il suo intuito professionale sul funzionamento della medicina rende le sue osservazioni insolitamente preziose», ha commentato Luca Turin sul Guardian. «Marsh descrive con grande umorismo, obiettività e coraggio gli alti e bassi quotidiani della convivenza con la consapevolezza di una possibile, ma non certa, mortalità imminente. Il libro si conclude con lui in remissione, apparentemente in pace con il mondo»2.

È un libro (anche) sulle difficoltà della relazione tra il medico e il malato: «È stato solo quando mi è stato diagnosticato il cancro», scrive, «che ho potuto constatare quanto sia grande la distanza che separa i pazienti dai medici, e quanto poco i medici capiscano di ciò che i loro pazienti stanno passando». Problema complesso, che potrebbe essere affrontato anche in modo pragmatico: «Quando si parla con i pazienti si deve sempre stare seduti e non si deve mai dare l’impressione di avere fretta».

Saremmo tratti in inganno, però, se prendessimo il titolo alla lettera: d’accordo, è l’ingresso ad un’ultima fase della vita. Ma non per questo è preclusa la possibilità di nuove esperienze di grande significato. Dopo alcuni mesi dalla diagnosi, l’autore del libro è – infatti – tornato in Ucraina, una nazione che Marsh conosce alla perfezione per una serie di importanti esperienze negli anni passati ed ecco cosa ha raccontato al Financial Times3: «La prima volta che mi sono recato in Ucraina è stato quasi per caso: sono stato invitato a tenere alcune conferenze a Kiev, dove c’era un importante ospedale neurochirurgico. Si dà il caso che avessi studiato storia russa e sovietica all’università di Oxford prima di cambiare rotta e diventare medico e neurochirurgo. Ma nonostante ciò che avevo imparato sull’Unione Sovietica, rimasi sconcertato dalle condizioni che trovai negli ospedali di Kiev nel 1992: enormi e squallidi edifici in cemento armato con poche delle risorse che noi occidentali diamo per scontate. Ho incontrato un giovane neurochirurgo desideroso di imparare da me e ho lavorato con lui per molti anni, andando più volte da Londra a Kiev con attrezzature mediche di seconda mano. Il lavoro medico che ho svolto in Ucraina ha avuto un aspetto puramente tecnico e clinico, ma soprattutto ho cercato di incoraggiare quelli che si potrebbero definire atteggiamenti più liberali nella medicina ucraina. Tutti i sistemi sanitari riflettono le società che servono. È per questo che il nostro tanto venerato National Health System ha una qualità così variabile: riflette le profonde disuguaglianze economiche e sociali della società britannica. L’Unione Sovietica era autocratica e monolitica, e la sanità ucraina di 30 anni fa era la stessa. La società sovietica, si diceva, comportava un servilismo arrendevole nei confronti di chi era al di sopra di te e l’abuso di chi era al di sotto di te. Questo è ancora vivo e vegeto in Russia, come abbiamo visto nelle recenti scene nelle sale dorate del Cremlino».

“And finally” è dunque un libro importante. Un libro-ponte tra la tradizionale narrativa dei medici scrittori e quella degli autori statunitensi, più cruda e più pop. Una lettura molto utile per “vivere da medico”, consigliabile ai medici giovani o in formazione.

Bibliografia

1. Marsh H. Primo, non nuocere. Milano: Tea, 2014.

2. Turin L. And finally by Henry Marsh review. From doctor to patient. The Guardian 2022; 27 agosto.

3. Marsh H. A doctor’s view of the war in Ukraine. Financial times 2022; 12 marzo.