“Franco Basaglia, un profilo”

di Domenico Ribatti




Quest’anno ricorrono cento anni dalla nascita di Franco Basaglia. La casa editrice Carocci ha da poco pubblicato un saggio a lui dedicato scritto dallo psichiatra Paolo Francesco Peloso. Il 13 maggio 1978 veniva approvata la legge n. 180, in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, nota come “legge Basaglia”1. Eliminato ogni riferimento alla pericolosità del folle o al pubblico scandalo, il malato di mente tornava a essere un malato come gli altri, titolare del diritto a ricevere cure. L’intenzione del legislatore era di approvare una normativa di carattere transitorio, in attesa dell’entrata in vigore della riforma sanitaria. La legge 180 non venne pensata come legge speciale, in virtù della netta separazione tra malattie del corpo e della mente che sempre aveva portato all’esclusione delle ultime dagli ospedali, ma come parte di una riforma generale. Per la prima volta, finalmente, l’attenzione è posta sul diritto alla salute. Un diritto sancito dalla Costituzione ma cancellato da un sistema che nega tutto a coloro che sono stati rinchiusi e privati dei diritti umani. Con il rinnovamento non si cancella il concetto di pericolosità ma si corregge la concezione inadeguata e anacronistica che vorrebbe questa caratteristica implicita in tutta la malattia mentale.

Due anni dopo, Basaglia era a Berlino quando si sentì male la prima volta, dopo una conferenza nell’aula magna dell’università. Erano i primi segni della malattia che lo avrebbe portato alla morte il 29 agosto nella sua casa di Venezia, quando aveva solo 56 anni.

La riflessione di Basaglia sui manicomi prendeva le mosse dai suoi studi di fenomenologia, un indirizzo filosofico che aveva avuto i suoi massimi esponenti in Husserl, Sartre, Minkowski, Merleau-Ponty. La comprensione della malattia mentale, o almeno un modo di approcciarsi alternativo a chi vive una sofferenza esistenziale, passa dal riconoscimento delle dinamiche di oggettivazione e di soggettivazione tipiche di ogni relazione interpersonale.

Basaglia prese le distanze molto presto dalla cultura della clinica, e già in un saggio del 1953 sul mondo dell’“incomprensibile” schizofrenico si trovano le radici del percorso che svilupperà lungo la sua vita2. Il “filosofo Basaglia”, come lo chiamava il suo direttore, restò all’università tredici anni, ma per lui non c’erano possibilità di carriera. Così fece il concorso per direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia e, in un giorno di fine estate del 1961, entrò in manicomio. Nell’ottobre 1967, Basaglia presentò a Parma “Che cosa è la psichiatria?”3, un libro che parlava per la prima volta della grande rivoluzione che egli stava compiendo e che avrebbe seguitato a compiere nelle istituzioni manicomiali del nostro paese. Il libro faceva riferimento all’importante esperienza che era iniziata a Gorizia, che permise di mettere in discussione e criticare l’istituzione manicomiale, per poi arrivare a negare che fosse uno strumento funzionale nella presa in carico e nella cura del malato mentale.

Nel 1968, fu pubblicata da Einaudi “L’istituzione negata”4, scritto insieme alla moglie Franca Ongaro e che vendette 50.000 copie, e nel 1969 sempre da Einaudi “Morire di classe”5, che conteneva le fotografie di Berengo Gardin e di Carla Cerati con i commenti di Basaglia. L’operato di Basaglia, tra Gorizia, Trieste e Roma fa emergere le contraddizioni del rapporto medico-paziente, tra soggettività del malato e oggettività dell’istituzione, tra benessere dell’individuo ed esigenze sociali. Inoltre, le quattordici conferenze brasiliane che Franco Basaglia tenne nel 1979 a San Paolo, a Rio de Janeiro e Belo Horizonte, in cui esprimeva il principio per cui tutto deve essere messo in dubbio e sottoposto a verifica, ebbero un impatto straordinario sui nascenti movimenti critici della psichiatria e della psicoanalisi che cercavano di emergere dal clima oppressivo della dittatura militare brasiliana6.

Bibliografia

1. Legge 13 maggio 1978, n. 180. “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. GU Serie Generale n.133 del 16-05-1978. Disponibile su: https://lc.cx/SnQvBq [ultimo accesso 17 gennaio 2024].

2. Basaglia F. Il mondo dell’«incomprensibile» schizofrenico attraverso la Daseinsanalyse. Presentazione di un caso clinico (1953). In: Basaglia F. Scritti. vol. I, 1953-1968. Torino: Einaudi, 1981.

3. Basaglia F (a cura di) [1967]. Che cos’è la psichiatria. Milano: Baldini Castoldi Dalai Editore, 1997.

4. Basaglia F (a cura di) [1968]. L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico. Milano: Baldini Castoldi Dalai Editore, 2010.

5. Basaglia F (a cura di) [1969]. Morire di classe. La condizione manicomiale. Milano: Il Saggiatore, 2019.

6. Basaglia F. Conferenze brasiliane. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2018.