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Il 13 maggio 2024 OpenAI ha rilasciato un aggiornamento del chatbot ChatGPT, chiamato GPT-4o dove la lettera finale non è uno zero ma una . Iniziale della parola omni, intende probabilmente sintetizzare la capacità di interpretare le istruzioni dell’utente fornite tramite testo, audio e immagini e di rispondere in tutte e tre le modalità. È un passaggio molto importante: incoraggiare le persone a usare la parola e non solo la scrittura nell’interazione con “la macchina” è un salto qualitativo notevole e apre la strada a un utilizzo sempre più articolato e complesso dei nuovi software.

C’è chi ha già previsto un picco di innamoramenti tra gli utenti e le assistenti “artificiali”, come nel film Her in cui la macchina aveva la voce di Scarlet Johansson. Più probabilmente, qualcuno inizierà a parlare – e a disegnare e condurre studi su questo argomento – della possibilità di ricorrere a GPT-4o e ai suoi successori come strumenti per contrastare – o addirittura risolvere? – la solitudine e l’isolamento sociale.

Solitudine che è anche un determinante di salute. «Quando le persone sono socialmente isolate, aumenta il rischio di ansia e depressione. Aumenta anche il rischio di malattie cardiache (29%), demenza (50%) e ictus (32%). L’aumento del rischio di morte prematura associato al distanziamento sociale è paragonabile a quello del fumo quotidiano, e potrebbe essere persino maggiore del rischio associato all’obesità»1. Il Surgeon General statunitense – nello stesso articolo uscito sul New York Times – ha sottolineato come la ricostruzione di un tessuto connettivo sociale debba rappresentare una priorità per la nazione.

Tra gli straordinari vantaggi che potrebbe portare l’intelligenza artificiale c’è anche il miglioramento della qualità della vita degli anziani isolati, fornendo compagnia «sotto forma di assistenti virtuali o chatbot che possono impegnarsi in conversazioni, giocare o fornire informazioni, contribuendo ad alleviare i sentimenti di solitudine e noia»2.

C’è il sospetto che ancora una volta si pensi all’intelligenza artificiale come qualcosa a cui far fare quello che non ci piace fare: comunicare con i malati, dare informazioni ai familiari, aiutare i bambini a fare i compiti scolastici a casa, come leggiamo nelle brevi notizie Dalla letteratura (pag. 257). In uno studio che non abbiamo fatto in tempo a commentare e che ha utilizzato quasi 32 mila immagini aeree, le immagini satellitari di 7 città statunitensi sono state associate alla prevalenza di malattie coronariche, ictus e malattie renali croniche migliorando i risultati ottenuti utilizzando un modello standard che comprendeva età, sesso, razza, reddito, istruzione e indici compositi per i determinanti sociali della salute3. A voler essere maliziosi, potremmo pensare che l’intelligenza artificiale ci risparmierà anche l’incombenza di dover verificare di persona la salubrità degli spazi cittadini. Addio shoe-leather epidemiology, insomma.

«E se anche solo una piccola parte dei miliardi spesi per lo sviluppo di chatbot AI potesse essere impiegata per le cose umane e fisiche che già sappiamo aiutare la solitudine?». La domanda di Jessica Grose non è retorica e, riprendendo i risultati degli studi più recenti, spiega che «per aiutare le persone sole e isolate, dovremmo investire in cose come alloggi collaborativi, parchi, biblioteche e altri tipi di infrastrutture sociali accessibili che possono aiutare le persone di tutte le età a creare connessioni»4.

Le “soluzioni” promesse dall’intelligenza artificiale sono troppe volte delle toppe messe a un tessuto sociale consumato per mancanza di manutenzione o per scelte culturali. «È il nostro fallimento sociale che ha creato l’opportunità per l’intelligenza artificiale e la tecnologia di riempire il vuoto»4.




Bibliografia

1. Murthy VH. Surgeon General: we have become a lonely nation. It’s time to fix that. New York Times 2023; 30 aprile.

2. Labbé A. AI to benefit humanity: innovations in senior care. Forbes 2024; 30 gennaio.

3. Chen Z, Dazard J, Khalifa Y, et al. Deep learning-based assessment of built environment from satellite images and cardiometabolic disease prevalence. JAMA Cardiol 2024; 1 maggio.

4. Grose J. Loneliness is a problem that AI won’t solve. New York Times 2024; 18 maggio.