Le guerre e la ricerca di un mondo più sicuro.
Il ruolo della sanità

Massimo Sartelli1

1Direttore della Global Alliance for Infections in Surgery.

Pervenuto su invito l’11 luglio 2024. Non sottoposto a revisione critica esterna alla redazione della rivista.

Riassunto. Le guerre distruggono i diritti umani, promuovendo la violenza come mezzo per risolvere i conflitti, e causano profonde conseguenze sulla salute delle persone, sia dirette che indirette. Per quanto sia importante che la sanità non entri nel merito delle responsabilità delle guerre, è altrettanto importante che essa si ponga, di principio, in contrapposizione alla guerra. Nonostante gli enormi impatti delle guerre e dei conflitti armati, la sanità pubblica globale è poco preparata a mitigarne le minacce. Le tragedie, le sfide e le conseguenze delle guerre nella salute pubblica sono spesso trascurate e non ricevono un’attenzione adeguata da parte della comunità internazionale. La sanità dovrebbe riconoscere globalmente le guerre e i conflitti armati come un’emergenza sanitaria pubblica e fornire il livello di attenzione richiesto. I professionisti della sanità pubblica dovrebbero essere consapevoli degli impatti delle guerre, rappresentare un’unica voce e coordinarsi in sforzi concertati globalmente per essere solidali, senza alcuna discriminazione, con le comunità colpite dai conflitti, comprendendo i loro bisogni critici. Insieme possiamo essere la voce che dice “stop”, impegnandoci a costruire un mondo più sicuro per tutti.

Wars and the search for a safer world. The role of healthcare.

Summary. Wars destroy human rights, promoting violence as a means to resolve conflicts and cause profound direct and indirect health consequences for people. As important as it is that healthcare does not enter into the merits of the responsibilities for wars, it is equally important that healthcare places itself, in principle, in opposition to war. Despite the enormous impacts of wars and armed conflicts, global public health is poorly prepared to mitigate the threats of wars and armed conflicts. The tragedies, challenges and public health consequences of war are often overlooked and do not receive adequate attention from the international community. Healthcare should globally recognize wars and armed conflicts as a public health emergency and provide the required level of attention. Public health professionals should be aware of the impacts of wars, represent a single voice and coordinate in concerted efforts globally to stand in solidarity, without any discrimination, with conflict-affected communities by understanding their critical needs. Together we can be the voice that says “stop”, striving to build a safer world for all.

Introduzione

Nel 2022 si è registrato, nel mondo, il numero più alto di conflitti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ora, nel 2024, questa tendenza trova drammatica conferma in un’ulteriore spirale di violenza che coinvolge non solo l’Ucraina e il Medio Oriente, ma anche molti altri Paesi in tutto il mondo. Allo stesso tempo mancano iniziative significative ed efficaci a favore di soluzioni diplomatiche e non violente.

Premettendo che la sanità, intesa come l’insieme di tutte le persone preposte a tutelare lo stato di salute della cittadinanza, non dovrebbe mai occuparsi di politica e non dovrebbe mai entrare nel merito delle responsabilità delle guerre è, tuttavia, chiaro che i conflitti armati e le guerre rappresentano qualcosa che va, comunque, contro ogni logica di salute e di benessere delle persone. Le guerre sono devastanti perché la loro intenzione deliberata è quella di distruggere o mutilare la vita umana come mezzo per raggiungere un obiettivo o uno scopo. I fattori scatenanti immediati della guerra sono spesso legati a una combinazione di motivi, come la conquista di un territorio geografico, l’acquisizione del controllo sulle risorse o la sottomissione di una popolazione.

Gli effetti delle guerre sulla salute pubblica

Le guerre e i conflitti armati provocano perdite significative in termini di vite umane e rappresentano una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo1. Oltre alle persone ferite e uccise come risultato diretto di un conflitto violento, un gran numero di persone subisce anche l’impatto indiretto negativo delle guerre. Le guerre sottraggono risorse essenziali, spesso già scarse, a coloro che invece ne avrebbero bisogno, privano deliberatamente l’accesso al cibo, all’acqua e all’elettricità danneggiando anche le infrastrutture messe in atto per supportare l’assistenza sanitaria. Le guerre costringono le persone a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza senza un posto sicuro dove dormire, lavarsi e ripararsi. A oggi nel mondo si stima che siano 117,3 milioni le persone costrette a fuggire dalle loro case cercando rifugio all’interno o all’esterno dei propri confini nazionali2. Questa cifra include i rifugiati (compresi anche quelli che non sono coperti dal mandato dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati - Unhcr), i richiedenti asilo, gli sfollati interni e altre persone che necessitano di protezione internazionale.

Di fronte a emergenze che diventano rapidamente catastrofi umanitarie, i sistemi di protezione appaiono sempre più fragili, incerti e incapaci di affrontare il problema2.

Durante le guerre, le malattie trasmissibili si diffondono più facilmente a causa delle condizioni di affollamento, del ridotto accesso all’acqua potabile e al cibo, alla compromissione dei servizi igienico-sanitari, all’assistenza medica inadeguata e alla mancanza di campagne di vaccinazione1.

Oltre ad avere un impatto sulla salute fisica, le guerre influiscono negativamente sulla salute mentale sia di coloro che sono attivamente coinvolti nei conflitti sia dei civili.

Infine, pur nella loro brutalità, le guerre dovrebbe avere dei limiti, e la salvaguardia dei sanitari, delle strutture sanitarie e dei pazienti rappresentano proprio questo limite. Purtroppo, in questi mesi, abbiamo assistito a oltraggiosi attacchi a strutture sanitarie, dove molto verosimilmente venivano nascosti importanti bersagli militari, che, però, non possono essere in alcun modo legittimati e che dovrebbero rappresentare un limite invalicabile anche dalla brutale logica della guerra. Di fronte a questi attacchi, ci si aspetterebbe che la sanità globale sostenesse fortemente la protezione delle strutture sanitarie, degli operatori sanitari e delle infrastrutture civili in linea con il diritto umanitario internazionale. Utilizzando vari media e reti, la sanità dovrebbe globalmente opporsi apertamente agli attacchi indiscriminati alle strutture sanitarie, alle ambulanze e al personale sanitario.

Nonostante l’enorme impatto delle guerre e dei conflitti armati, la sanità pubblica globale è poco preparata a mitigarne le minacce. Le tragedie, le sfide e le conseguenze delle guerre nella salute pubblica sono spesso trascurate e non ricevono un’attenzione adeguata da parte della comunità internazionale. Le guerre, intese come un tentativo organizzato di uccidere altri esseri umani distruggendo o degradando consapevolmente e deliberatamente vite umane, sono l’antitesi dei codici di condotta degli operatori sanitari, che sono eticamente obbligati a migliorare il benessere degli altri esseri umani. Sorprende quindi il relativo disinteresse degli operatori sanitari nell’opporsi a tutte le forme di violenza e di guerra3.

Il ruolo dell’editoria scientifica

In questo contesto, l’editoria medico-scientifica può avere un ruolo chiave, promuovendo pubblicazioni indipendenti che si occupano di guerre e degli effetti che esse provocano sulle persone. Avendo come obiettivo principale quello di promuovere la cultura scientifica, si ritiene che anche l’editoria dovrebbe rimanere fuori dalla disputa politica, evitando di raccogliere richieste di boicottaggio di articoli scientifici provenienti da Paesi “indesiderati”. Il nostro punto di vista è che la scienza e la sanità sono potenzialmente in grado di rendere più vicine le persone con il fine comune di migliorare la conoscenza, la cooperazione e la collaborazione globale. Boicottando la ricerca si rischierebbe di emarginare ulteriormente scienziati che già si sono espressi a favore della pace. Alla base del non accogliere la richiesta di boicottare i ricercatori nel pubblicare i propri lavori vi è il principio che sancisce la libertà e la responsabilità di ciascuno scienziato nel contribuire alla conoscenza umana4. Una libertà che si deve ricondurre alla piena facoltà degli scienziati di espressione e comunicazione. Un diritto che si manifesta nell’equa opportunità per tutti gli scienziati del mondo, che deve prescindere da provenienza, cittadinanza, religione e opinioni politiche.

Il ruolo della sanità

La sanità globale, senza sovrapporsi alla politica e senza ricercare colpe e responsabilità, dovrebbe apertamente esporsi per cercare di fermare le guerre attuali e prevenire quelle future, proponendo invece soluzioni efficaci e non violente in conformità con gli obblighi deontologici della sanità5.

La prevenzione e l’opposizione ai conflitti dovrebbero implicare il sostegno e il rafforzamento delle infrastrutture per il mantenimento e la costruzione della pace e di iniziative per la riduzione delle spese militari, reindirizzando le risorse verso obiettivi di benessere sociale, salute e promozione dell’universalismo dei sistemi sanitari, di cui avremmo veramente necessità.

La sanità dovrebbe riconoscere globalmente la guerra e i conflitti armati come un’emergenza sanitaria pubblica e fornire il livello di attenzione richiesto. Come parte integrante della sanità pubblica, ci sentiamo in un momento cruciale per alzare la nostra voce, sostenere la pace ed essere solidali con le comunità colpite6.

La sanità pubblica dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel prevenire guerre e conflitti armati, misurare e comunicare il loro impatto e sforzarsi di migliorare, infine, la salute pubblica delle comunità colpite da guerre e conflitti.

Conclusioni

In conclusione, le guerre distruggono i diritti umani, promuovendo la violenza come mezzo per risolvere i conflitti e causano profonde conseguenze sulla salute delle persone sia dirette che indirette7.

Per quanto sia importante che la sanità non entri nel merito delle responsabilità delle guerre, merito che spetta agli analisti politici, è altrettanto importante che essa si ponga di principio in contrapposizione alla guerra.

I professionisti della sanità pubblica dovrebbero essere consapevoli degli impatti delle guerre, rappresentare un’unica voce e coordinarsi in sforzi concertati globalmente per essere solidali, senza alcuna discriminazione, con le comunità colpite dai conflitti comprendendo i loro bisogni critici, possibilmente chiedendo ai politici la necessità di prevenire le guerre e mitigarne gli impatti.

Le guerre non sono mai risolutive, è responsabilità della sanità rendere le guerre un problema di salute pubblica globale allo scopo di preservare i diritti umani, la salute e il benessere delle persone. Insieme possiamo essere la voce che dice “stop”, impegnandoci a costruire un mondo più sicuro per tutti.

Conflitto di interessi: l’autore dichiara l’assenza di conflitto di interessi.

Bibliografia

1. Sidel VW, Levy BS. The health impact of war. Int J Inj Contr Saf Promot 2008; 15: 189-95.

2. UNHCR, the UN Refugee Agency. About UNHCR. Disponibile su: https://lc.cx/l_YFiL [ultimo accesso 11 luglio 2024].

3. Jayasinghe S. The 12 dimensions of health impacts of war (the 12-D framework): a novel framework to conceptualise impacts of war on social and environmental determinants of health and public health. BMJ Glob Health 2024; 9: e014749.

4. Committee for freedom and responsability in science. Disponibile su: https://lc.cx/7_erFA [ultimo accesso 11 luglio 2024].

5. WHO Global Health and Peace Initiative (GHPI). Disponibile su: https://lc.cx/7VxGvz [ultimo accesso 11 luglio 2024].

6. Kaseya J, Dereje N, Raji T, Ngongo AN, Fallah MP, Ndembi N. Public health emergencies in war and armed conflicts in Africa: what is expected from the global health community? BMJ Glob Health 2024; 9: e015371.

7. Arage MW, Kumsa H, Asfaw MS, et al. Exploring the health consequences of armed conflict: the perspective of Northeast Ethiopia, 2022: a qualitative study. BMC Public Health 2023; 23: 2078.