Ritratto di Luciano Orsi:
al servizio delle persone malate




Lavoro e formazione professionale

Quali persone hanno più influenzato il suo modo di fare il medico?

Oltre ai miei genitori che mi hanno trasmesso le prime concezioni valoriali, alcuni professori del liceo scientifico, fra cui soprattutto quello di italiano e latino (Vittorio Anelli), che mi hanno aperto uno sguardo allargato sul mondo e sulla società. Poi, una volta entrato nella professione, una lunga schiera di filosofi, eticisti, storici, giuristi, psicologi, pedagogisti, esperti di management mi hanno fatto vedere la faccia nascosta della medicina, quella che sta dietro la tecnica. Mi hanno fatto vedere la persona dietro il malato, il familiare, il professionista sanitario, il manager sanitario.

Come cambierà la Medicina nei prossimi anni?
O, meglio: qual è il cambiamento (o i cambiamenti) più radicale che si attende?

Ritengo che ci si trovi davanti a un bivio etico-antropologico prima che scientifico-organizzativo. Il bivio è il seguente: o la medicina torna a essere un’impresa scientifica al servizio dei più rilevanti e realistici bisogni delle persone malate o la deriva iper-tecnica e aziendalistico-privatistica la porterà definitivamente fuori rotta con la conseguente marginalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Nel primo caso, pur mantenendo le migliori competenze scientifiche, devono essere rivalutate le competenze etico-relazionali dei singoli professionisti all’interno di modelli organizzativi centrati sui bisogni delle persone malate e dei loro familiari nel rispetto del principio etico di giustizia (di accesso e distributiva). Il secondo ramo del bivio non necessita di commenti, visti i disastrosi esempi internazionali rappresentati dai sistemi sanitari privatistici basati sul profitto e sulle assicurazioni. Ipotizzare un terzo modello ibrido in cui il pubblico e il provato si potenziano armoniosamente l’un l’altro è illusorio. La sfida del bivio va raccolta sia da parte dei professionisti sanitari chiamati a un ruolo più alto e complesso, sia dei cittadini che devono compartecipare attivamente allo sforzo di rendere la medicina migliore ed economicamente compatibile. È una sfida che si giocherà molto di più sul piano etico (cosa è giusto chiedere e fare) e antropologico (quale concezione di sanitario e cittadino ispirano il modello organizzativo) che non su quello tecnico.

Qual è la parte del suo lavoro più gratificante? E quella più noiosa?

La parte più gratificante è stata il rapporto con le persone malate e, in una certa misura, con i loro familiari, anche se con questi ultimi le relazioni sono sempre molto più impegnative per la loro difficoltà ad accettare il limite delle cure, l’aggravamento clinico e la terminalità. Anche il rapporto con gli altri membri dell’équipe è stato sempre gratificante, pur nella difficoltà di gestire profili professionali e umani diversi dentro regole organizzative, sempre meno utili rispetto agli originali fini dell’istituzione sanitaria. La parte più noiosa è stata la gestione dell’ipertrofica burocrazia amministrativa che accompagna la conduzione organizzativa di unità/strutture/dipartimenti ospedalieri. La gestione organizzativa è necessaria e può anche essere fonte di gratificazioni ma è troppo caricata da un crescente e ingiustificato fardello burocratico e da obiettivi sempre meno condivisibili e sempre più formali o, addirittura, “cosmetici”.

Qual è stato il suo primo “esame”, non intendendo con questo gli impegni scolastici?

I primi turni in autonomia da rianimatore in un ospedale periferico: sei giovane, sei solo e devi decidere cosa fare e non fare.

Lettura, scrittura, aggiornamento

Parliamo di aggiornamento: andare ai congressi serve ancora?
Come dev’essere un convegno per essere utile al medico?

I congressi, se hanno un programma valido, servono ancora per vari motivi: tenersi aggiornati, favorire il confronto fra pari e con specialisti di settore, favorire la crescita delle società scientifiche. Naturalmente, come anche i corsi di aggiornamento, vanno scelti con attenzione.

È ancora importante leggere le riviste scientifiche?

Certamente sì, anche se è difficile orientarsi in un’offerta pletorica di pubblicazioni.

Ha una sua rivista scientifica preferita?

Il Journal of Pain and Symptom Management per le tematiche di cure palliative; Bioetica. Rivista interdisciplinare per quelle etiche.

Che tipo di informazione scientifica preferisce? Resoconti di studi, rassegne narrative, revisioni sistematiche?

Penso che le revisioni sistematiche siano sempre più importanti per orientare la prassi clinica in tutta la medicina; nel campo delle cure palliative le rassegne narrative hanno poi un grande valore perché sono un indispensabile collante fra la conoscenza tecnica e le competenze comunicativo-relazionali, emotive ed etico-giuridiche. Però è ormai urgente che anche gli altri settori della medicina si aprano alle rassegne narrative, alla ricerca qualitativa e alle Medical Humanities.

Come potrebbe cambiare in meglio la letteratura scientifica?

Ridurre l’offerta complessiva sulla base della qualità degli studi e fornire criteri di orientamento nella ricerca e selezione dei dati utili ad affrontare problemi quotidiani.

Le capita ancora di sfogliare l’edizione cartacea di una rivista o consulta la letteratura solo su internet?

Direi che ormai la consultazione è esclusivamente online.

Legge articoli scientifici sullo smartphone?

Solo se sono molto brevi e prevalentemente narrativi.

La medicina basata sulle evidenze è ancora attuale?

Sì, ma deve diventare più flessibile per affrontare la complessità dei percorsi di cura quotidiani. Non può più mantenere i rigidi canoni del puro confronto tra farmaci e procedure. La medicina basata sulle evidenze deve trovare il modo di includere quegli aspetti che sono indispensabili per impostare un percorso di cura quali la relazione, la deontologia, il diritto, l’etica, l’organizzazione, ecc.

Cosa rende difficile che l’Ebm sia alla base della didattica nelle facoltà di medicina?

La sua rigidità, come detto sopra.

Passione e tempo libero

In cucina preferisce stare ai fornelli o a tavola?

Decisamente a tavola.

Fa attività sportiva? Ha uno sport preferito?

Adoro camminare nel cuore delle Dolomiti immerso nel silenzio e nella natura, preferibilmente in compagnia di persone che abitano in quelle valli e raccontano, con parsimonia di parole, la realtà della montagna. Ovviamente, bisogna stare lontano dai luoghi afflitti dal grande flusso turistico.

Ha libri sul comodino?

Paolo Pecere “Il senso della natura - sette sentieri per la Terra” (Sellerio, 2024); Max Scheler “Il senso della sofferenza” (Mimesis, 2023).

Ricorda l’ultimo libro che ha regalato?

Laura Campanello “Ritrovare l’anima. Esercizi filosofici per trovare la propria via alla felicità” (Rizzoli, 2023).

Se dovesse scegliere un romanzo e un film che un giovane medico dovrebbe sicuramente conoscere, quali sarebbero?

Il libro è “La morte di Ivan Il’icˇ” di Lev Tolstoj; il film “La forza della mente” con una indimenticabile Emma Thompson. Entrambi consentono di prendere quasi fisicamente contatto con la prospettiva della persona malata; se un giovane medico (o qualunque altro professionista sanitario) non riesce a percepire i vissuti del malato che ha di fronte non riuscirà a praticare una buona medicina, pur in presenza di ottime conoscenze e competenze tecniche.

Potendo invitare a cena una persona molto nota, chi sceglierebbe?

Il prof. Luciano Floridi per la sua profonda e lucida visione dei rapporti tra l’Intelligenza Artificiale e gli esseri umani. È davvero intrigante poter riflettere sul futuro sviluppo di questa interazione uomo-macchina, anche e soprattutto, dal punto di vista etico.

Immagini di poter avere in regalo un’opera d’arte anche molto famosa e di valore: quale le piacerebbe avere?

Le tre Grazie di Antonio Canova per la bellezza e i richiami mitologici che evocano.

Se le piace andare al cinema o vederli in tv, qual è l’ultimo film che ha visto?

“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi che, oltre ad essere bello, è prezioso per non dimenticare da quale società e cultura veniamo.

Dove trascorre le vacanze?

In montagna, nel Cadore.

Qual è la città italiana dove va più volentieri?

Firenze, ove si respira la storia dell’Italia rinascimentale e non solo.