In questo numero

Arrivano dodici consigli per costruire una base solida utile a facilitare il dialogo tra arte e cura, e in particolare per l’uso delle opere d’arte nell’ambito della formazione medica. Non solo per migliorare le capacità di osservazione, di interpretazione e di empatia nei riguardi dei malati da parte degli studenti di medicina, ma anche per completare la capacità di pensiero critico e la consapevolezza culturale utile ai processi di apprendimento. «Le strategie – spiegano gli autori (pag. 455) – assicurano che gli studenti si impegnino profondamente sia con i contenuti sia tra di loro, favorendo un ambiente in cui le diverse prospettive sono valorizzate ed esplorate. Abbracciando queste pratiche, gli educatori possono coltivare una generazione di professionisti della medicina che non solo sono abili nelle pratiche cliniche, ma sono anche in sintonia con gli aspetti umanistici dell’assistenza». Questo approccio olistico – proseguono – è essenziale per preparare gli studenti ad affrontare le sfide dell’assistenza sanitaria moderna, «assicurando che siano compassionevoli, culturalmente competenti e in grado di fornire un’assistenza assistenza centrata sul paziente».

Tra le sfide maggiori che la sanità di oggi si trova a dover affrontare e superare c’è quella dell’attesa. Ma non solo in termini di riduzione dei tempi. Anche, se non soprattutto, riguardo i modi dell’attesa della visita del medico certamente ma pure dei risultati di un esame, nella vigilanza del proprio stato di salute dopo un primo ciclo di terapia, della completa ripresa funzionale durante un percorso di riabilitazione e così via. L’attività di ricerca a questo proposito non è molto vivace e anche per questo è di grande interesse l’esperienza svolta da Cultura di Base (pag. 447). Il progetto è nato da un’idea della Fondazione per l’architettura di Torino, in collaborazione con Arteco, Asl Città di Torino, Circolo del Design e Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino. Un ottimo esempio di contaminazione culturale tra diverse competenze. L’esperienza piemontese si posiziona sull’asse tematico della cultura per l’umanizzazione dei luoghi di cura, spiegano gli autori. «Il progetto ha voluto affrontare una sfida inedita: sperimentare l’apertura di ambulatori di una selezione di medici di medicina generale della Asl Città di Torino in luoghi di cultura (musei, biblioteche e poli culturali), diffusi sul territorio cittadino, caratterizzati da una “architettura intensa”, ovvero di riconosciuta qualità per la progettazione degli spazi e nella comunicazione di emozioni. L’esperienza è stata condotta con l’intenzione di verificare se l’allestimento degli studi medici e delle relative sale di attesa nei luoghi di cultura sia capace di modificare l’esperienza della visita, innescando potenziali benefici tanto per il medico quanto per il paziente e per il rapporto tra di essi».

Non è più possibile governare l’assistenza sanitaria senza coinvolgere competenze esterne al mondo della sanità. Senza lasciarsi andare alla curiosità di cosa c’è fuori dall’ospedale, dagli ambulatori medici, dalle facoltà di medicina. «Oggi è fondamentale ampliare il raggio delle proprie letture» dice Paolo Vineis (pag. 489), «e dunque non limitarsi alla tradizionale lettura delle riviste mediche. Bisogna tenere d’occhio anche Science, Nature e alcuni libri. Suggerisco per esempio (anche se per certi versi criticabile, ma comunque molto utile) “Non è la fine del mondo” di Hannah Ritchie. E poi siti influenti: per cambiamento climatico e sanità pubblica per esempio Carbon brief. Mi pare che in un’intervista Giorgio Parisi abbia detto che la migliore formazione per uno scienziato viene dalla lettura dei romanzi. Sono assolutamente d’accordo (ammesso che l’abbia detto). Però i suggerimenti che posso dare sono del tutto soggettivi: a me è piaciuto “L’uomo senza qualità” di Musil, perché è un ironico tentativo di descrivere le grandi trasformazioni in atto agli inizi del Novecento con una mescolanza di saggismo e letteratura, romanzo, scienza, tecnologia, filosofia, etica e politica».

Come con l’aprirsi del secolo scorso, anche i nostri anni sono caratterizzati da grandi trasformazioni: serve esercitare spirito critico, e possiamo costruirlo solo attraverso il confronto e il dialogo multidisciplinare.