“Il primo libro di sociologia della salute”

di Domenico Ribatti




Molti sono i temi trattati nel saggio pubblicato dalla casa editrice Einaudi dal titolo “Il primo libro di sociologia della salute” di Antonio Maturo. La sociologia della salute analizza i modi attraverso cui, in un determinato tempo e ambiente sociale, si definisce la salute, si promuove il benessere sociale, si fronteggiano le malattie, le disabilità e il malessere. Per queste ragioni, la sociologia della salute comprende una pluralità di prospettive e affronta molteplici temi, spaziando dallo studio dei servizi sanitari e delle organizzazioni per la cura dei malati, allo studio della professione medica e del rapporto medico-paziente.

In una prospettiva sociologica, la malattia è una realtà complessa, espressione non solo di una disfunzione biologica, ma anche di una disintegrazione dell’unità originaria su cui si struttura la soggettività umana all’interno di una rete di relazioni sociali che ciascun individuo costruisce e intrattiene. In questo contesto, la persona malata sviluppa una descrizione della malattia che gli anglosassoni chiamano illness, ovvero il senso di sofferenza che vive un individuo; secondo l’istituzione medica si parla di disease, nella quale la malattia viene rappresentata come un guasto organico; la società sviluppa una prospettiva di sickness, che riguarda il modo attraverso cui gli altri interpretano la malattia dell’individuo.

Le persone che si trovano negli strati inferiori della piramide sociale hanno un rischio almeno doppio di essere colpiti da malattie e morte prematura rispetto a chi si trova ai vertici. Cause materiali e psicosociali contribuiscono a generare le differenze. Gli svantaggi possono comprendere la mancanza di risorse familiari, un’istruzione carente, un lavoro precario, lo svolgimento per lungo tempo di un’attività lavorativa rischiosa o senza prospettive, l’abitare in case fatiscenti. Essere esclusi dalla vita sociale è causa di peggiore salute e di maggior rischio di morte prematura. Lo stress provocato dal vivere in condizioni di povertà è particolarmente pericoloso durante la gravidanza, nei primi anni di vita e nelle persone anziane. Il contrasto alle disuguaglianze di salute richiede politiche intersettoriali mirate ai determinanti sociali. Nel nostro Paese risulta ancora difficile la promozione di azioni sui determinanti sociali della salute presso enti e attori sanitari e non sanitari. Il punto di principale debolezza è la mancanza di un coordinamento politico centrale, e di un mandato chiaro, come lo sviluppo di un piano nazionale per il contrasto alle disuguaglianze di salute. Le politiche sociali, dell’ambiente, del lavoro, dell’istruzione sono determinanti cruciali delle condizioni di vita degli individui, della loro salute, e l’identificazione dei principali fattori che incidono sull’insorgenza di tali disuguaglianze diventa fondamentale. 

Un altro tema di stringente attualità riguarda la vasta letteratura critica nell’ambito della sociologia della salute e della medicina, che ha esplorato la messa in pratica della medicina basata sulle evidenze (Ebm), che si è imposta come il nuovo paradigma dominante nella pratica clinica, introducendo rigidi criteri per la valutazione e l’uso delle evidenze scientifiche in medicina. La realizzazione delle attività diagnostiche, terapeutiche e assistenziali mediante le tecnologie biomediche va oltre l’aderenza alle prescrizioni formali dell’organizzazione e delle tecnologie stesse. La pratica impone competenze comunicative e relazionali che non fanno parte del bagaglio di conoscenze tradizionalmente acquisito dai sanitari nel corso degli iter formativi. La produzione di evidenze medico-scientifiche capaci di supportare l’efficacia di nuovi trattamenti richiede risorse sostanziali non sempre disponibili e si scontra con i desideri e le necessità di medici e pazienti alla ricerca di cure efficaci che devono essere valutate in condizioni di incertezza. Nei settori in cui evidenze certe non sono ancora a disposizione, è necessario considerare quali sono le alternative attualmente disponibili per valutare trattamenti medici esistenti, in modo da tutelare il diritto dei pazienti a essere informati in modo chiaro e comprensibile sulla loro potenziale efficacia.