Diario senegalese

Marcello Semprini1

1Medico pediatra, Genova.

5 novembre 2025

Il 5 novembre sono tornato a Diaken Ouoloff per visitare bambini, portato da Chaty e Alassane, suo amico e re di alcuni villaggi, che pensa che essendo stato eletto deve aiutare il più possibile il suo popolo. Un ragazzo molto in gamba, conosce tutte le tradizioni ma sfugge alle superstizioni. 

Abbiamo fatto base da Fafa, che ha accolto Chaty come una figlia dato che lei era stata da loro in famiglia per qualche mese, anche per imparare l’uso medicinale delle erbe. Fafa è il guaritore che abbiamo incontrato in gruppo durante la missione di primavera 2023. Sapeva perché ero nel suo villaggio e dopo un’ora di scambio, per conoscerci un po’, mi ha licenziato dicendomi “vai con loro che hai da fare”, dandomi appuntamento per mangiare nel pomeriggio. 

Leucocoria comparsa dopo un trauma all’occhio, qualche broncospasmo, idrocele non ancora operato, lattantini sani e colicosi, un lungo pellegrinaggio tra case di mattoni di terra o cemento, raggruppate o lontane tra loro, separate da risaie, giungla, aie dominio di polli. Alcune sembrano abbandonate, vedi uscire le galline dalle porte semiaperte in lamiera. Le donne sono quasi tutte via, è iniziata la raccolta del riso.

Alassane mi porta da un ragazzino di 12 anni, ospitato con sua mamma che ha in braccio un lattante. Sono in una stanza semibuia, a terra stanno mangiando dal solito grande piatto comune. La mamma si alza, il ragazzino no. Le gambe non gli servono, o meglio non gli rispondono, flaccide da circa un anno. Poca forza nelle braccia. Sembra una forma progressiva di paralisi neurologica. Lui parla e mi sorride. Si chiama M. La mamma lo ha portato da una regione vicino a Dakar per le cure di Fafa. Aspetta che guarisca. 

Torniamo da Fafa che, in attesa del pranzo nel pomeriggio avanzato, sta preparando una tisana e un amuleto (grigrì) per una bambina di due anni che si sveglia agitata tutte le notti. La mamma, elegantissima, l’ha portata da Cap Skirring, è accompagnata da una nostra piccola conoscenza (sarà operata a breve per labioschisi) con la mamma.

Fafa mi spiega come ha preparato la tisana, a base di aglio e corteccia di un albero (che è anche all’interno del grigrì). E parliamo di parassitosi, dei sintomi che possono portare. Mi chiede cosa io pensi del ragazzino, gli dico che ci sarà ben poco da fare, gli ci vorrebbe una sedia a rotelle 4×4 e qualcuno che, a braccia, lo porti a scuola in mezzo agli altri bambini. Anche Fafa e suo figlio (che lavora su di lui con una sorta di fisioterapia e massaggi a base di erbe) sono d’accordo con me.

Si mangia tutti assieme (ci sono almeno 25 persone tra adulti e bambini) nei grandi piatti comuni. Un pollo yassa di consistenza d’altri tempi per noi europei…

Ripartiamo tra le case e incontro Ousman, trisomia 21, vecchia conoscenza delle sedute di fisioterapia. Ha un bendaggio alla mano, più terra che benda, per un giradito. Lo liberiamo dalla benda e disinfettiamo con una bella diluizione di eau de javel…

Bimbetta di 4 anni polipnoica, è passata al poste de santé del villaggio e l’infermiera le ha dato uno sciroppo a base di fenilefrina e carbossiacetilcisteina. Non ho farmaci, e dato che è abbastanza tardi propongo a Chaty e Alassane di rientrare, portare con noi bimba e papà a Cabrousse in modo che io possa spiegare al papà come somministrare un broncodilatatore. Ci vorrà un’ora per il rientro a Cabrousse ma poi bambina e papà si fermeranno a Cap Skirring a dormire da familiari.

Sono le 19,30, mi preparo per rientrare ma l’infermiere mi chiede se posso vedere un lattantino di due mesi che respira male…

Aiuto.




15 novembre 2025

Sono su un piccolo bus in questo momento, i gas direttamente nell’abitacolo, 18 persone all’interno, una appesa dietro, una sul tetto, ginocchia piantate nelle barre di ferro del sedile davanti a me. La strada da Ziguinchor a Cap Skirring è alla terza stagione di piogge e non sembra abbia voglia di resistere. Tratti di terra con gobbe di asfalto, tratti di asfalto con crateri di 30-40 centimetri di profondità. Ma l’autista, senza pietà per noi e per il bus, viaggia a velocità folle, forse è meglio così, se il bus non collassa arriviamo un po’ prima. Speravo di finire prima a Zig, dove una amica mi ha invitato a visitare i bambini talibé (vuol dire nutriti e lavati, iniziati al francese) aiutati da una sua amica senegalese con cui condivide il progetto. Invece, come al solito, un po’ per i tempi biblici dei cari senegalesi e un po’ per i talibé, ho visto svanire il desiderio di cercare una bici usata da portarmi a Cap. Fa un certo effetto poter stare in mezzo a questi bambini e ragazzini sgangherati e schiavizzati senza che siano ossessionati dal doverti chiedere l’elemosina che se non portano al marabutto costa loro un bel pestaggio. Invece ridono, schiamazzano e si abbuffano.

Per la mia bici sarà per la prossima settimana, domani vorrei dedicarmi ai miei bambini, alle zucchine che la mia padrona di casa mi ha lasciato seminare e poi trapiantare nel giardino. Stanno crescendo bene e chissà che non riesca a vederne i frutti.