“Salute per tutti”

di Domenico Ribatti




Chiara Giorgi, docente di Storia contemporanea alla “Sapienza” Università di Roma, ha recentemente pubblicato per l’editore “Laterza” un saggio che ricostruisce la storia della salute e della sanità in Italia dal dopoguerra a oggi, inserendola nel contesto internazionale. Le vicende della salute sono esaminate intrecciando i processi politici, economici e sociali che le hanno influenzate, e documentando lo stato di salute della popolazione, la situazione epidemiologica, la spesa sanitaria, i servizi offerti, le condizioni del personale sanitario.

Il libro è strutturato in scansioni temporali dedicate ai due primi decenni della storia repubblicana (capitolo 1), agli anni Settanta, Ottanta e Novanta (capitoli 2, 3 e 4), agli anni Duemila (capitolo 5). In questo arco temporale, una delle più importanti conquiste è stata la realizzazione del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Nato dalle trasformazioni e dai conflitti degli anni Sessanta e Settanta, ha segnato il momento di maggiore qualificazione democratica e universalista del welfare italiano, per rendere effettivo il diritto universale alla salute, diritto sociale e di libertà insieme, sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 32.

La promozione della salute e il Ssn sono stati improntati ai principi dell’uguaglianza sostanziale, rispondendo a vecchi e nuovi bisogni di salute. Purtroppo, gli sviluppi degli ultimi anni hanno allontanato sempre più il paese da queste prospettive. Liste d’attesa, mancanza di medici, di ospedali e di posti letto, concorsi deserti, specializzazioni senza iscritti, progressivo definanziamento mettono a rischio il rispetto dell’articolo 32 e dei principi fondanti del nostro modello di cura. Nel 2024, il finanziamento del Fondo sanitario nazionale è aumentato in termini assoluti rispetto al 2021, ma è diminuito rispetto al Pil ed è stato eroso dalla maggiore inflazione. Inoltre, queste risorse sono state in larga parte utilizzate per aumenti contrattuali non adeguati del personale, che non sono in grado di contenere l’esodo dei medici.

La contribuzione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini è in continua ed esponenziale crescita e, nel 2022, ha raggiunto la cifra di ben 41 miliardi e 500 milioni di euro, con un valore doppio rispetto a Francia e Germania, che equivale al 24% della spesa complessiva. In Italia, circa il 60% dei fondi pubblici finisce in mano ai privati, in particolare in sanità, per l’acquisto di servizi medici e farmacologici; più del 50% delle istituzioni sanitarie che si occupano di malattie croniche è in mano ai privati, così come lo è più dell’80% delle istituzioni di assistenza sanitaria residenziale. Il pensiero politico sottostante è quello neoliberale, che punta all’introduzione di modelli di mercato all’interno dell’amministrazione pubblica come sistema per ridurre le spese e migliorare efficienza e qualità. Come opporsi a questa deriva? Bisogna sostenere il sistema sanitario pubblico con un sistema fiscale efficiente per continuare a potere garantire a tutti i cittadini gratuitamente gli interventi più avanzati. Avere sempre la piena consapevolezza dell’importanza di un sistema di assistenza universale.

Il saggio di Chiara Giorgi si conclude con la messa in evidenza di due temi fondamentali: la ricostruzione di una rete territoriale, che consenta di intercettare i bisogni di salute individuali e collettivi e di sviluppare risposte appropriate, e il rilancio delle politiche di prevenzione, le sole capaci di riportare la tutela salute nel contesto sociale. Il 40% di patologie a grande incidenza, come i tumori e le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, può essere evitato grazie agli stili di vita sani. Anche la prevenzione secondaria è fondamentale. Ma le percentuali di cittadini che aderiscono agli screening oncologici sono pari a circa il 40% per la mammografia e per il Pap test o l’Hpv test e inferiori al 30% per lo screening colorettale.