Ritratto di Massimo Sartelli:
collaborazione e prevenzione




Lavoro e formazione professionale

Quali persone hanno più influenzato il suo modo di fare il medico e il ricercatore?

È una domanda complicata… È difficile elencare tutte le persone che hanno influenzato le modalità con le quali svolgo la mia professione dai tempi della specializzazione in Chirurgia Generale ad ora. Ho sempre cercato di prendere il meglio da tutti coloro con cui ho collaborato, e anche dai pochi esempi negativi che ho avuto ho sempre cercato di identificare degli insegnamenti utili, magari pensando a ciò che non fosse giusto fare.

Come cambierà la Medicina nei prossimi anni? O, meglio: qual è il cambiamento (o i cambiamenti) più radicale che si attende?

Stiamo vivendo un momento critico di sconvolgimenti globali senza precedenti. Una costellazione di crisi, che abbraccia la salute pubblica, la stabilità sociale e l’integrità scientifica, che rischiano di convergere minacciando il futuro della sicurezza sanitaria globale. Da decisioni politiche apparentemente irrazionali a tagli nell’allocazione delle risorse, il panorama sanitario globale sta cambiando rapidamente e le conseguenze avranno impatti di vasta portata sulla sicurezza sanitaria nel mondo. Non so come cambierà la Medicina. Auspico che rimanga libera da interferenze politiche e fondata sui principi di integrità, trasparenza e altruismo. Questi valori sono il fondamento del progresso scientifico, sui quali la Medicina non può retrocedere e su cui deve basarsi per resistere a questo momento.

Per affrontare le sfide moderne che ci attendono, la comunità scientifica deve continuare a rinforzare il proprio impegno verso l’integrità, la collaborazione e la trasparenza. I ricercatori esperti hanno un ruolo fondamentale nel guidare la prossima generazione, instillando i valori dell’etica scientifica e dell’onestà.

Considerate le sfide globali che stiamo affrontando, diventa evidente che un approccio partecipativo e collaborativo è più cruciale che mai. Una risposta sanitaria globale condivisa e coordinata è essenziale per affrontare le sfide sanitarie del nostro tempo. Come ha saggiamente osservato il filosofo Hans Jonas: «Agisci in modo che gli effetti delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di una vera vita umana sulla Terra».

Si parla molto di intelligenza artificiale: quali sono le sue aspettative?
E le sue preoccupazioni?

L’intelligenza artificiale (IA) è destinata a rivoluzionare l’assistenza sanitaria. Dalla diagnosi più accurata delle malattie alla personalizzazione dei piani di trattamento, l’IA ha il potenziale per trasformare l’assistenza ai pazienti.

I sistemi di IA possono analizzare enormi quantità di dati sanitari per identificare modelli e tendenze che gli esseri umani potrebbero non individuare, consentendo diagnosi più rapide e trattamenti più efficaci. Tuttavia, questo potere trasformativo comporta anche rischi significativi che devono essere gestiti con attenzione. Problematiche come i bias algoritmici, le violazioni della sicurezza dei dati e il potenziale di disinformazione generata dall’IA richiedono un’attenzione particolare. La fiducia del pubblico nei sistemi sanitari è già fragile e i rischi associati all’IA non fanno che aumentare queste preoccupazioni. È necessario un solido quadro normativo per garantire che l’IA sia integrata responsabilmente nell’assistenza sanitaria.

Lei è diventato di recente presidente di una società scientifica: cosa l’ha motivata a fare questo passo?

Sì, sono diventato di recente presidente della Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie (SIMPIOS).

Più cose mi hanno convinto ad accettare. Il primo motivo è l’integrità di questa Società Scientifica e la sua forte impronta multidisciplinare.

La seconda è la forte convinzione dell’importanza di prevenire le infezioni ancora prima di curarle.

Per questo motivo è cruciale cercare di diffondere una cultura di prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA). Le ICA comportano ricoveri ospedalieri prolungati, peggiori esiti clinici, disabilità a lungo termine, aumento dei costi per l’assistenza e l’incremento della antimicrobico-resistenza, che – definita come la “pandemia silenziosa” – sta diventando una vera sfida per la salute globale. Anche in questo caso ancora prima di pensare ad utilizzare correttamente l’antibiotico, dobbiamo cercare di prevenire la sua diffusione nelle nostre organizzazioni sanitarie attraverso semplici ma fondamentali misure di prevenzione e controllo.

Per fare ciò dobbiamo collaborare tutti insieme, conservando la propria identità ma creando una rete che, agendo in maniera coordinata, possa condividere azioni veramente impattanti, che portino finalmente a vivere la prevenzione ed il controllo delle infezioni come un aspetto chiave della sicurezza del paziente. Questo è ciò che credo come presidente di SIMPIOS.

Lettura, scrittura, aggiornamento

Se il suo lavoro prevede di prendere decisioni cliniche, le sono utili – e usa – strumenti come Dynamed o UpToDate?

Li uso raramente, se devo prendere decisioni cliniche complesse, come abitudine, cerco su PubMed una revisione sull’argomento.

Le capita ancora di sfogliare l’edizione cartacea di una rivista o consulta la letteratura solo su internet? Legge articoli scientifici sullo smartphone?

Tendenzialmente, leggo articoli scientifici online, a differenza dei libri di narrativa che preferisco in versione cartacea. Ricevo periodicamente a casa la versione cartacea di GIMPIOS, il giornale ufficiale di SIMPIOS. È comunque, sempre piacevole leggerlo in versione cartacea e lo posso considerare ancora un fattore aggiunto del giornale.

Accettare consigli da colleghi è utile o rischioso?

L’ho sempre considerato utile, valutandoli comunque con spirito critico.

La medicina basata sulle evidenze è ancora attuale?

Cosa rende difficile che l’Ebm sia alla base della didattica nelle facoltà di medicina?

Come definirebbe un “esperto” in campo medico?

La scienza si basa sulla verità: l’indagine rigorosa e le evidenze sono i suoi pilastri fondamentali che la differenziano dalle opinioni. Eppure, in un’epoca di disinformazione dilagante, questi pilastri sono sotto assedio. Le false narrazioni, in particolare quelle sulla salute, possono danneggiare significativamente la fiducia delle persone nella scienza ed erodere le fondamenta stesse del processo decisionale basato sull’evidenza. La pandemia di Covid-19 ha chiaramente illustrato come la disinformazione possa ostacolare le risposte di salute pubblica, dall’esitazione vaccinale alla resistenza alle misure sanitarie essenziali. La disinformazione non è solo un fastidio; è una minaccia per la società. Le piattaforme dei social media, con la loro vasta portata, hanno amplificato false affermazioni, lasciando il pubblico a navigare in un panorama confuso e spesso contraddittorio di scienza e finzione.

Fornire le basi metodologiche per la valutazione critica degli studi clinici utilizzando la metodologia della Ebm deve essere un aspetto fondamentale della formazione dei medici.

L’“esperto” in campo medico è colui che segue i principi dell’evidenza adattandoli alla necessità del suo paziente. Su questo non ho dubbi.

Passione e tempo libero

In cucina preferisce stare ai fornelli o a tavola? (nel primo caso, quale ricetta suggerirebbe ai nostri lettori?)

Mi dispiace non soddisfare la curiosità dei lettori, ma preferisco stare a tavola. Cucino per necessità. Il cibo che mi piace di più è una pizza margherita con doppia mozzarella, magari accompagnata da una birra fresca. Non bevo alcol se non in occasioni particolari, ma la birra con la pizza me la concedo.

Ha libri sul comodino?
Qual è il suo romanzo preferito? Legge e-book? Ricorda l’ultimo libro che ha regalato?

I miei gusti letterari si sono modificati nelle varie fasi della vita. Non leggo e-book ma preferisco libri di narrativa cartacei. In questo momento ho sul comodino un giallo italiano. Il libro è sicuramente uno dei miei regali preferiti, anche se regalarne uno non è mai facile. L’ultimo regalato è stato “Elogio dell’ignoranza e dell’errore” di Gianrico Carofiglio.

Usa WhatsApp anche come mezzo per comunicazione di lavoro?

Direi di sì. Permette di creare gruppi di condivisione. È uno strumento che usato coerentemente può aiutare a lavorare in gruppo.

Usa i social network per avere dei flash utili per il suo aggiornamento?

Tra tutti i social leggo con piacere LinkedIn, che è quello più professionale e meno contaminato dal qualunquismo dei social.

Se le piace andare al cinema o vederli in tv, qual è l’ultimo film che ha visto?

Purtroppo per pigrizia vado poco al cinema, come tante persone ho abbonamenti a piattaforme che mi consentono di vedere film a casa.

Se dobbiamo scegliere un film ci orientiamo o su una commedia o su un thriller.

Se dovessi consigliare un film visto di recente andrei su “Joy”, la storia di Jean Purdy, l’infermiera ed embriologa che nel 1978 contribuì alla realizzazione della prima fecondazione assistita.

Se dovesse scegliere un romanzo e un film che un giovane medico dovrebbe sicuramente conoscere, quali sarebbero?

Se dovessi suggerire un libro ad un giovane collega consiglierei “The doctors’ plague: germs, childbed fever, and the strange story of Ignac Semmelweis” scritto da Sherwin B. Nuland, un professore di Chirurgia alla Yale University ed esperto di bioetica e storia della medicina. È stato pubblicato diversi anni fa e tradotto in italiano, ma si legge molto bene anche in inglese.

È un libro sulla storia di Ignác Semmelweis. L’autore si riferisce alla febbre puerperale come alla “peste dei dottori”, perché gli stessi medici e gli studenti di medicina, che curavano i pazienti, diffondevano l’infezione attraverso le loro mani. Durante la metà del diciannovesimo secolo, una malattia caratterizzata da dolore, malessere generale e febbre alta, nota come “febbre puerperale”, decimò letteralmente le neomamme ricoverate nell’ospedale universitario di Vienna dove lavorava il dottor Semmelweis. Senza conoscere l’esistenza dei batteri egli capì che il tasso di mortalità poteva essere ridotto dal lavaggio delle mani dei medici con una soluzione di calce clorata prima di ogni visita. Pur avendo un immediato effetto positivo, le osservazioni di Ignác Semmelweis erano in conflitto con le opinioni scientifiche e mediche consolidate dell’epoca, i suoi suggerimenti spaventarono la gerarchia medica, che confinò Semmelweis nell’ombra, emarginandolo. Ora è conosciuto come il “padre” della prevenzione e controllo delle infezioni. Quella di Semmelweis è una vicenda “strana”, che però ha cambiato il corso della storia della medicina.

Qual è la città italiana dove va più volentieri?

Io sono nato a Bergamo da genitori sardi, ho vissuto a Milano, e ormai da molti anni vivo nelle Marche, regione piccola dove la qualità della vita è però ancora soddisfacente. Avendo una figlia a Bologna e l’altra a Milano, le città preferite sono queste due. Dalle origini sarde, deriva quel “mal di Sardegna” che mi porta ad andarci periodicamente.