Meno male che non ho il cancro!


La quinta o sesta stanza in cui metto piede è quella di Duke Mosby, di sicuro il paziente che mi sta meno sulle palle. Ha novant’anni, è nero e attualmente ricoverato per complicanze legate al diabete, che adesso includono la cancrena di entrambi i piedi (…)

– Ah, tra l’altro, – gli dico, iniziando a fasciargli i piedi maleodoranti, – stamani, mentre venivo al lavoro, ho visto un topo che si batteva con un piccione.
– Ah sì? E chi ha vinto?
– Il topo, – rispondo. – Non c’era proprio storia.
– Be’, ci può pure stare che un topo faccia il culo a un piccione.
– La cosa strana, – dico, – era che il piccione non voleva saperne di arrendersi, anche se aveva le penne tutte arruffate ed era coperto di sangue. Ogni volta che veniva attaccato, il topo gli rifilava un morso e lo rovesciava sulla schiena. Un bell’urrà per i mammiferi, certo, ma anche una bella schifezza.
Gli applico lo stetoscopio al torace.
La voce di Mosby mi rimbomba negli auricolari. – Quel topo doveva avergliela combinata proprio grossa, al piccione, per farlo incazzare cosi tanto.
– Senza dubbio, – rispondo. Gli palpo l’addome qua e là, tentando di fargli male. Lui non sembra farci caso. – Visto qualche infermiera, stamattina?
– Sicuro. Non hanno fatto altro che entrare e uscire.
– Anche quelle con le gonne corte e il cappellino?
– Un sacco di volte.
Hmm. Se vedi una donna vestita in quel modo, non è un’infermiera ma una spogliarellista. Gli tasto le ghiandole attorno al collo.
– La vuol sentire una barzelletta, dottore?
– Ah sì? Quale?
– C’è ‘sto medico che dice a un tale, devo darle due brutte notizie. La prima è che lei ha il cancro. Cristo! fa il tipo. E la seconda? La seconda è che ha anche l’Alzheimer, dice il medico. Be’, risponde quello, meno male che non ho il cancro!
 
Rido.
Come faccio sempre ogni volta che me la racconta.


da: Vedi di non morire,
di Josh Bazell.
Traduzione di Luca Conti.
Einaudi, Torino 2009.
Pagg. 13-16