Anche se

Si sedettero a uno dei tavolini e l’assistente cominciò a chiedergli di lui e dei suoi familiari e delle malattie che avevano avuto e di quelle di cui erano deceduti. L’assistente scriveva le risposte su un foglio sul quale era stampato lo schema di un albero genealogico. Axler gli disse tutto quello che sapeva fin dove arrivava la sua conoscenza della famiglia. Poi l’assistente prese un altro foglio e gli chiese informazioni sulla famiglia della madre potenziale. Axler poté dirgli solamente che i genitori di Pegeen erano vivi; non sapeva nulla della loro storia clinica, né di quella delle zie, degli zii, dei nonni e dei bisnonni di Pegeen. L’assistente gli chiese qual era il paese di origine della famiglia di Pegeen, come aveva fatto per quella di Axler, e, annotata anche quell’informazione, disse ad Axler che avrebbe passato tutti i dati alla dottoressa Wan e, dopo un consulto tra lui e la dottoressa, lei sarebbe venuta a parlare con Axler.




Rimasto solo nella stanza, Axler si senti estasiato per il ritorno delle sue forze e della sua naturalezza, e per la fine della sua umiliazione e della sua scomparsa dal mondo (…)

La dottoressa Wan era una giovane donna esile e minuta che disse di aver bisogno, naturalmente, anche della storia clinica di Pegeen, ma che intanto poteva almeno iniziare ad affrontare i suoi timori sui difetti congeniti nella prole dei padri non più giovani. Gli spiegò che anche se per i maschi l’età ideale per concepire dei figli è tra i venti e i trent’anni, e anche se il rischio di trasmettere vulnerabilità genetica o disturbi dello sviluppo come l”autismo aumenta in modo significativo dopo i quaranta, e anche se nello sperma degli uomini anziani c’era più Dna danneggiato che in quello dei giovani, le probabilità di concepire figli normali senza difetti congeniti non erano necessariamente cosí basse per un uomo della sua età e nel suo stato di salute, soprattutto perché certi difetti congeniti, ma non tutti, potevano essere individuati durante la gravidanza. – Le cellule testicolari che producono lo sperma si dividono ogni sedici giorni, – gli spiegò la dottoressa Wan mentre sedevano l’uno davanti all’altra al tavolino basso. – Ciò significa che entro i cinquant’anni le cellule si sono divise circa ottocento volte. E a ogni divisione delle cellule aumenta il rischio di errori nel Dna dello sperma. Una volta che Pegeen le avesse fornito l’altra metà della storia, avrebbe potuto valutare in mo­do più completo la situazione e collaborare con loro se avessero voluto andare oltre. Gli diede il suo biglietto, e un opuscolo che spiegava minuziosamente natura e rischi dei difetti congeniti.
Spiegò anche che alla sua età la fertilità poteva essere minore, e cosí, su sua richiesta, lo indirizzò a un laboratorio dove farsi analizzare lo sperma. A quel modo avrebbero potuto prevedere eventuali difficoltà per il concepimento. – Può esserci un problema – gli disse – di numero, motilità o morfologia dello sperma. – Capisco, – disse lui e, per esprimere il suo incontenibile senso di gratitudine, le afferrò la mano e la strinse. La dottoressa gli sorrise come se fosse lei la più vecchia dei due e disse: – Mi chiami se ha qualche domanda.

Da: L’umiliazione,
di Philip Roth.
Traduzione di Vincenzo Mantovani.
Einaudi, Torino 2010.
Pagg. 99-100