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Strategie alimentari per il piccolo prematuro
I bambini che nascono con peso inferiore a 1500 g sono – per la maggior parte dei casi – soggetti prematuri, cioè, secondo la definizione dell’OMS, individui partoriti prima della 37° settimana di gestazione. L’incidenza della nascita pretermine non è omogenea nelle diverse aree geografiche. Nei paesi in via di sviluppo, ad esempio, è difficilmente rilevabile. Negli Stati Uniti è circa del 7,6% nella popolazione bianca, mentre varia, quantunque con un numero costantemente maggiore, nella popolazione di colore. In cifre assolute sarebbe peraltro inattendibile una statistica riferibile anche solo a dieci anni fa, se si tiene conto che, in questo ultimo decennio, si è dilatata ampiamente l’età della gravidanza (un arco temporale che va ormai da puerpere appena più che adolescenti fino a partorienti ultraquarantenni), che sono state costituite apposite istituzioni per l’assistenza a questa nuova tipologia di natalità e che le gravidanze multiple conseguenti alla fecondazione artificiale (soprattutto con stimolazione ormonale) hanno contribuito in misura significativa alla modificazione dello scenario.
Le cause più frequenti della nascita pretermine possono essere intrinseche al feto, oppure possono essere causate da malfunzione placentare o da diverse problematiche materne. Tra queste ultime prevale la rottura precoce delle membrane con perdita di liquido amniotico.



Vi sono soggetti, classificabili anch’essi come nati pretermine, con peso alla nascita inferiore a 1500 g: alcuni, di peso compreso tra i 1500 g e i 1000 g, sono classificati nella letteratura anglosassone come soggetti “molto piccoli” alla nascita (VLBW = very low birthweight), o ancora più piccoli: intorno ai 600 g (VVLBW = very very low birthweight). Per essi, a parte i rischi di sopravvivenza, sorge una complessità di situazioni che richiede l’immediato ricovero in Unità neonatali di terapia intensiva. Termoregolazione e supporto respiratorio saranno i primi interventi. In caso di superamento di questa fase critica, l’emergenza è quella nutrizionale. Di ciò tratta un agile volume, sintetico ma equilibrato nei contenuti: David H. Adamkin. Nutritional strategies for the very low birthweight infant. Pagine 182. Cambridge University Press, New York 2009. Dollari 45.00. ISBN 978-0-521-13246-8.
In 182 pagine concentra le problematiche nutrizionali ed i relativi interventi nei neonati di peso inferiore ai 1500 g; la materia è analiticamente parcellizzata in ben 26 capitoli, ognuno corredato da recente bibliografia. Sono presi in considerazione la precoce somministrazione parenterale di liquidi ed elettroliti, l’apporto energetico costituito da carboidrati e da lipidi, quello da minerali (compresi i minerali-traccia) e quello da vitamine, in particolare dalla vitamina D. A seguire, le modalità della nutrizione enterale: dal latte umano al tipo particolare di latte formulato, agli accorgimenti sulla quantità e commisurazione dei fluidi da somministrare sulla base dell’accrescimento del peso e della quantità di urine, del loro peso specifico e del loro contenuto, al fine della valutazione dell’omeostasi. L’apporto nutrizionale ottimale dovrà fondarsi sulla crescita in peso del neonato.

L’autore e collaboratori concludono che l’assistenza dei nati sottopeso (in particolare con peso alla nascita uguale o inferiore ai 1500 g) deve avvalersi di una adeguata strategia nutrizionale, ma che questa deve pur sempre essere considerata come parte integrante di un progetto assistenziale di lungo termine, così da rendere il futuro meno gravido di eventuali patologie conseguenti.
Per mia esperienza, e per quanto la letteratura più recente ci propone, apparati come quello cardiovascolare, quello respiratorio e, soprattutto, quello neuropsichico possono, infatti, risentire severamente di una incompleta strutturazione anatomica e funzionale nei primi mesi di gestazione. Quoad vitam può non equivalere a quoad valetudinem.

Per chi può essere utile la consultazione di questo manuale? Soprattutto per i neonatologi, in particolare per coloro che sono impegnati nelle Unità di cura intensiva. E per i neuropsichiatri infantili cui spetta il compito di seguire lo sviluppo delle varie funzioni dell’encefalo. Ma anche per i pediatri e i medici generici, stante il fatto che bambini e adolescenti possono manifestare problematiche anche importanti a carico di vari apparati, correlate, a distanza, ad insufficienti strutture che risalgono all’età gestazionale.

Pier Luigi Giorgi