Dettagli Ottobre 2010, Vol. 101, N. 10 doi 10.1701/519.6210 Apnea ostruttiva del sonno e controllo glicemico titolo - split_articolo,controlla_titolo - art_titolo Apnea ostruttiva del sonno e controllo glicemico testo - art_testo Studi epidemiologici e clinici hanno dimostrato che i soggetti con apnea ostruttiva del sonno (OSA, secondo l’acronimo d’uso internazione: “Obstructive Sleep Apnea”), anche se non diabetici, presentano anomalie del metabolismo glicidico, comprese insulinoresistenza e ridotta tolleranza glicidica, indipendentemente dal sovrappeso. Inoltre l’OSA è una comorbilità altamente prevalente nei diabetici con diabete di tipo 2 (DM2), soprattutto nei diabetici obesi (Foster GD, Sanders MH, Millman R, et al. Obstructive sleep apnea among obese patients with type 2 diabetes. Diabetes Care 2009; 32: 1017). In un recente studio è stato valutato l’impatto di una OSA non trattata sul livello di emoglobina glicata (HbA1c), che è considerato il più valido indicatore del controllo glicemico, in pazienti con DM2 (Aronsohn RS, Whitmore H, Van Cauter E, et al. Impact of untreated obstructive sleep apnea on glucose control in type 2 diabetes. Am J Respir Crit Care Med 2010; 181: 507). È stata eseguita polisonnografia e misura di HbA1c in 60 consecutivi pazienti ambulatoriali con DM2 dal febbraio 2007 all’agosto 2009. È stato osservato che 46 su 60 (77%) pazienti avevano una OSA, che, nel 90% dei casi, non era stata precedentemente riconosciuta. A confronto con i pazienti senza OSA, la presenza di OSA, da lieve a moderata e a grave, accresceva il valore medio di HbA1c di 1,49%, 1,93% e 3,69%, rispettivamente. Ciò indica, oltre alla elevata prevalenza di OSA nei pazienti con DM2, anche una correlazione inversa graduale, tenendo anche conto del sovrappeso e di altre associazioni morbose. Secondo gli autori questi risultati consentono di ipotizzare che la riduzione della gravità dell’OSA può migliorare il controllo glicemico e che pertanto il trattamento dell’OSA può rappresentare un nuovo metodo non farmacologico di terapia di alcune forme di DM2. Gli autori richiamano l’attenzione sul fatto che le apnee e le ipopnee ostruttive del sonno sono più frequenti nel corso della fase REM che durante le altre fasi; ciò indica che la prevalenza e la gravità dell’OSA nei pazienti con DM2 possono essere sottostimate quando i tempi di registrazione sono troppo brevi per consentire di registrare sufficiente quantità di sonno REM. Ne consegue la necessità di ottenere registrazioni polisonnografiche più prolungate delle 4 ore comunemente eseguite. Nella casistica studiata è stata rilevata una netta prevalenza di apnee ostruttive piuttosto che centrali, in contrasto con altri recenti studi nei quali la presenza di DM2 era associata a un significativo incremento di anomalie del respiro in conseguenza di alterazione del controllo centrale del respiro (Resnick HE, Redline S, Shahar E, et al. Diabetes and sleep disturbances: findings from the Sleep Heart Health Study. Diabetes Care 2003; 26: 702). Se verrrà confermata la prevalenza delle forme ostruttive su quelle centrali di apnea del sonno nel DM2 , ciò indicherà la possibilità di terapie per migliorare l’ostruzione respiratoria, come la pressione positiva e le varie applicazioni, che avranno un positivo effetto anche sul controllo glicemico. Per quanto concerne i meccanismi con i quali l’OSA può influire sul controllo glicemico, gli autori ricordano l’ipotesi secondo la quale l’intermittente ipossia, l’aumentata attività simpatica, la frammentazione del sonno e la complessiva perdita di sonno possono esplicare un effetto negativo sull’equilibrio glicemico. Nel concludere, gli autori ritengono che i risultati ottenuti indichino un ruolo importante dell’identificazione dell’OSA subclinica nei pazienti con DM2 e del suo trattamento, per ottenere un miglioramento del controllo glicemico.