Che cosa mi è successo

Che cosa mi è successo
ditemelo ora, voglio saperlo adesso
voglio sapere cosa era il buio che mi ha preso
che cos’è stato a rovesciarmi addosso
questa valanga insostenibile e compatta
questa maledizione che non stacca
e vibra come un’eco perpetuandosi
ad oltranza, sfuggendo le pareti della
stanza in cui sono arenata,
piccola sponda che mi ha accolto
senza condizioni, inerme e annichilita,
uscita dall’abisso che mi ha risucchiata,
arresa al drago con cui non si dà sfida
ma solo la speranza di riuscire a uscirne viva…

Ditemelo voi, a cui consegno ogni mattina
questo corpo naufragato, che insaponate
il suo pallore malato e lo accudite,
involucro stremato che non sa più
cosa contiene, da dove sia arrivato…

Ditemelo voi, che mi accorrete intorno
nella notte e forte mi tenete, voi
che non conoscevo ma sapete cosa dire
per non farmi nuovamente sprofondare,
e mi riempite il buio ed il silenzio
quando mi mancan le persone care…






(*) Da: Unità di risveglio,
di Giovanna Rosadini.
Einaudi, Torino, 2010.
Pagina 80.

(*) Dalla presentazione
Il titolo del libro si riferisce a quei reparti ospedalieri che accolgono pazienti in coma in attesa di risveglio. È un’esperienza che Giovanna Rosadini ha vissuto in prima persona e dalla quale è uscita ritrovando faticosamente una nuova forma di «normalità». Il tema del corpo e dell’identità personale, centrale per gran parte della letteratura contemporanea viene declinato in una forma di registrazione testimoniale in cui convivono lo scavo analitico, l’esattezza scientifica e un’emotività mai troppo facilmente effusiva.