In questo numero

Nell’ottobre del 1946, una delle Commissioni che lavorava alla Costituzione della Repubblica italiana approvò l’articolo 6 sul diritto all’istruzione: «L’istruzione è un bene sociale. È dovere dello Stato di organizzare l’istruzione di qualsiasi grado, in modo che tutti gli idonei possano usufruire di essa. L’insegnamento primario è gratuito ed obbligatorio per tutti. Le scuole di gradi superiori sono accessibili a coloro che dimostrino le necessarie attitudini. All’istruzione dei poveri, che siano meritevoli di frequentare le scuole di gradi superiori, lo Stato provvede con aiuti materiali». Nell’ottobre del 1946, nasceva anche Recenti Progressi in Medicina il cui principale obiettivo era quello di contribuire alla “istruzione” del medico italiano che per troppi anni era rimasto ai margini del confronto sulle novità della ricerca e della clinica medica. I ragazzi neolaureati che, con Luciano De Feo, davano vita al nuovo progetto avevano un riferimento nella sede del British Council a Roma: era in quelle sale che potevano sfogliare la fonte che era diventata il loro riferimento principale, il British Medical Bulletin. I più intraprendenti chiedevano in prestito qualche fascicolo per avere più tempo per leggerlo. Antonio Ascenzi, che con gli anni diventò uno dei più grandi anatomopatologi del mondo, studiava le pagine del Bulletin sul trenino che collegava lentamente Roma ai Castelli, dove abitava. Un’ora a andare e una a tornare. Chissà se sia stato proprio lui a leggere per primo il “racconto” di Sir Alexander Fleming che riferiva della sua straordinaria scoperta, quella della penicillina, che cambiò radicalmente lo scenario della clinica di quegli anni. Di sicuro, la resistenza di cui più si parlava all’indomani della fine della seconda guerra non era quella agli antibiotici.

La ripubblicazione in questo fascicolo della rivista dell’articolo di Fleming – accompagnato dai commenti di due esponenti del comitato scientifico, Silvio Garattini e Stefano Cagliano – è la prima di una serie di tappe di avvicinamento che ci porteranno a festeggiare i 70 anni della rivista. Le premesse di una “celebrazione” festosa ci sono tutte, come dimostra anche l’attenzione che un gruppo di ricercatori di primario livello internazionale – come quello coordinato da Holger Schünemann, anche lui nel board – ha voluto riservare a Recenti Progressi affidandogli la pubblicazione della versione italiana della nuova checklist per la preparazione di linee-guida. Celebrare un progetto editoriale non può significare, però, guardare compiaciuti all’interario percorso. Piuttosto, occorre sforzarsi di immaginare ogni giorno cosa può maggiormente essere utile al lettore, cercando di capire quale possa essere la forma più adatta per declinare i diversi contenuti. Pensiamo, ad esempio, a quante cose ci dice un grafico molto semplice come quello riprodotto in basso: la prescrizione di antibiotici è molte volte un segno di resa di un medico stanco, sopraffatto dalle richieste dei pazienti e dalle difficoltà – tutte molto pratiche e concrete – vissute nel corso della propria giornata.

Con un riferimento al film recensito in questo fascicolo della rivista, possiamo dire che si può celebrare il passato anche a settant’anni, se ci si dispone ad aprirsi al futuro.

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