Medicina e fotografia

Il padre incompiuto

«Mio padre è stato colpito da un ictus e adesso riesce a malapena a parlare e a muoversi. Prima che questo accadesse era un uomo estremamente attivo. Amava restaurare le vecchie Fiat 500 Topolino, una delle automobili italiane più amate nel mondo. Prima dell’ictus, aveva già completato il restauro di quattro automobili e stava lavorando alla quinta: un guscio riparato a metà e rimasto abbandonato nella sua casa».

Eccolo, il “padre incompiuto” di Erik Kessels, una persona che sta cambiando il significato stesso del media fotografico. La sua ricerca è nell’equilibrio – difficile e in continuo cambiamento – tra ambizione alla perfezione e attrazione da parte dell’imperfezione. Un esempio viene dalla sua attenzione per la fotografia amatoriale: per certi aspetti sempre più sofisticata (chiunque ha la possibilità di riprodurre fotograficamente dei soggetti in modo impeccabile, spesso anche solo utilizzando uno smartphone), ma per altri sedotta dalla corruzione degli oggetti e dalla loro finitudine. Perfezione e imperfezione che ritroviamo anche in questo dolente resoconto della malattia del padre: le superfici lucide della Topolino restaurata, il meraviglioso volante intagliato nel legno, i riflessi della vernice color beige sono in drammatico contrasto con la consapevolezza dell’irrimediabile arresto del lavoro del papà. Nulla sarà più come prima. «Mentre i film e le storie ci raccontano di finali spesso felici, la verità è che ogni cosa si interrompe bruscamente, spesso quasi a metà», scrive Kessels a commento della propria installazione al festival Fotografia Europea di Reggio Emilia. «Non importa con quanta cura abbiamo pianificato, e con quanta precisione abbiamo cercato di portare a termine quei piani, non c’è nessuna garanzia che questi riescano come abbiamo sperato».

«Possiamo tentare di controllare tutte le circostanze della nostra vita, ma alla fine sono loro a controllare noi».