In questo numero

L’impatto della CoViD-19 su società ed economia è devastante. Allo stesso tempo, il mondo scientifico nel suo complesso è attraversato da un’ondata di informazione. «La letteratura sulla CoViD-19 pubblicata da gennaio ha raggiunto oltre 23.000 articoli e raddoppia ogni 20 giorni, tra le più grandi esplosioni della letteratura scientifica di sempre», ha spiegato Jeffrey Brainard su ScienceMag1. Troppo materiale, ed è difficile trovare il tempo per leggere distinguendo valore e limiti. Anche l’impegno di molte case editrici che hanno reso accessibili gli articoli sulla CoViD-19 ha aumentato l’offerta soprattutto nei confronti di quei clinici e ricercatori che normalmente hanno maggiori difficoltà a consultare la letteratura scientifica accademica. È una situazione complicata, tra il desiderio di rendere tutto accessibile e la necessità di non disattendere gli accordi tra editori e biblioteche: il 20% dei nuovi articoli sulla CoViD-19 è ancora comunque protetto da paywall e la percentuale potrebbe crescere fino al 50%. «Il numero di pubblicazioni a pagamento sta crescendo più velocemente di quelle gratuite», scrive Brainard.

Molti gruppi di lavoro stanno mettendo a punto dei sistemi di classificazione e filtro della letteratura utilizzando l’intelligenza artificiale. Il CoViD-19 Open research dataset (CORD-19) è frutto del lavoro di Microsoft, Casa Bianca, Allen Institute e altre fondazioni tra cui la Chan-Zuckerberg: indicizza decine di migliaia di pubblicazioni legate ai coronavirus e, quindi, non soltanto sul SARS-CoV-2 ma ha il limite di non poter garantire la consultazione di tutti i documenti in quanto alcuni non sono sufficientemente recenti2. Il Novel coronavirus research compedium (NCRC) è invece prodotto dalla Johns Hopkins University3 e vuole privilegiare la qualità alla quantità. La scelta degli articoli più utili è curata da un gruppo di ricercatori che si assume l’onere anche di sintetizzare il contenuto di quelli selezionati.

Per le riviste, il tempo della pandemia è anche un banco di prova: i tempi di valutazione devono essere più brevi e l’equilibrio tra tempestività e qualità dev’essere garantito. La tentazione di pubblicare sulla CoViD-19 è forte: gli articoli sull’argomento ricevono dieci volte più menzioni sui social media rispetto alle altre pubblicazioni scientifiche. Ma, gradualmente, dobbiamo tornare a dare spazio anche ad altro e lo vediamo in questo numero di Recenti Progressi. Magari pubblicando documenti centrati sulla CoViD-19 che possono avere un valore universale, come quello sulla comunicazione curato da quattro società scientifiche (pag. 357).

A proposito di comunicazione, trentadue anni fa entrai nello studio di Lorenzo Bonomo, allora direttore di questa rivista, al Policlinico universitario di Roma (pag. 379). Per un problema di equilibrio e di udito, avevo già visto nove medici specialisti e ricevuto altrettante diagnosi diverse, coerenti con la specialità di ciascuno di loro. Il professor Bonomo mi visitò rivolgendomi domande precise. L’ultima domanda arrivò quando un’ora era già trascorsa: “Domenica hai giocato a calcio senza problemi?”. Alla mia risposta affermativa rispose: “Non so con precisione cosa tu abbia, ma posso dirti di stare tranquillo”. Da allora, il mio rapporto con l’incertezza è cambiato.

Bibliografia

1. Brainard J. Scientist are drowing in Covid-19 papers. Can new tools keep them afloat? ScienceMag 2020; 13 maggio.